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DI FRANCESCO al Firenze Football Fest “Roma mi ha dato tanto. Questo è uno stimolo in più.”

Il mister giallorosso Eusebio Di Francesco è stato ospite questa mattina al Festival del calcio. Intervistato dai giornalisti Condò e De Bellis, ha risposto cosi sul momento giallorosso e sulla prossima partita con il Napoli:

Roma. Pensavi di tornarci da allenatore?
“Assolutamente no perché la mia scelta era di staccare totalmente dal calcio. Poi aver preso uno stabilimento a Pescara mi ha dato la possibilità di smettere e fare la vita dei miei genitori. Alla fine ti rendi conto che ti mancano tanti aspetti del campo e quindi ci vuoi tornare. Poi la casualità ha voluto che io tornassi a Roma e credo sia per me una cosa unica. Lo faccio con grande voglia ed entusiasmo, ci sono pressioni differenti rispetto al Sassuolo. Le tue pressioni esterne sono diverse ma quelle interne però sono identiche, perché dei risultati devi portarli da una parte e dall’altra. Gli obiettivi sono diversi ma comunque entrambi importanti”

Da Sassuolo a roma, dalla provincia alla grande città. Per te sarebbe stato uguale se fosse arrivata una proposta simile da altri grandi top club?
“Avevo alcune opportunità ma è stata una scelta di sentimento. La squadra e la città mi hanno dato tanto, ci sono molto legato. Questo è uno stimolo in più. Quando scelsi la Roma da calciatore è stata la stessa cosa: io potevo andare in altre grandi squadre italiane, anche più blasonate, ma io ho scelto per la persona che più mi ha voluto, Franco Sensi. Io a novembre avevo già un accordo con la Roma. Mi lego tanto alle persone, alla gente. Senza ipocrisia, sarei potuto andare da altre parti ma non è scattata la scintilla”

Roma: cosa cambia da giocatore ad allenatore?
“Sono ruoli differenti, il calciatore pensa a se stesso, l’allenatore invece ha una società alle spalle, deve gestire uno staff e tantissimi calciatori, per i quali non esiste solo il campo. Sono subentrato in alcune situazioni in cui la squadra è stata costruita per un 4-4-2 e mi sono adattato. Potrà succedere ancora, non significa nulla, importa seguire sempre una filosofia. Ma sono due ruoli diversi, l’allenatore dipende tanto dal calciatore e viceversa”

L’allenatore della Roma deve aderire al volere popolare o essere disincantato, come Capello?
“A roma ci sono stati tanti ottimi allenatori. Il disincanto non è sinonimo di vittoria. Sono molto distaccato da altre dinamiche, se dovessi andare dietro alle chiacchiere sicuramente farei ancora più errori. Non si vince senza  sbagliare, ma si vince sbagliando meno.”

Ci spieghi come hai gestito la vicenda di Dzeko dopo le sue dichiarazioni?
“Ribadisco che ha sbagliato che dietro c’è un lavoro. Ma al di là di Edin, per dare forza a un lavoro ci sono i risultati. E’ difficile, ma in generale e non solo a Roma. Altrimenti puntiamo sempre il dito contro i giornalisti e invece tutti danno retta a tutti. Se avessimo tutti un’unica idea ci sarebbe qualcosa che non va. E’ giusto esprimere il proprio giudizio con rispetto, non molti l’hanno fatto. Il tempo è fondamentale per trasmettere un’idea di gioco. Per far crescere un’azienda ci vogliono anni, figuriamoci una squadra di calcio. Ricordiamoci di Sarri e delle difficoltà da lui avute inizialmente, va dato merito a chi lo aspettato”

Il rapporto con i media?
“Dipende dai contesti. Ora ci si avvicina meno ai giornalisti ma è la normalità, spesso si va più alla ricerca del pettegolezzo che dei concetti validi. I social hanno cambiato un po’ tutto, senza voler fare critica. I particolari fanno la differenza. Vi assicuro che i giocatori leggono le vostre pagelle e questo può influire, magari si vive con peso questa realtà. Io la vivo in modo diverso, accetto ogni giudizio perché è giusto fare così”.

In passato gli allenamenti erano aperti…
“A Sassuolo facevo allenamenti a porte aperte fino al giovedì, lo facevo a porte chiuse solo il venerdì per alzare un po’ l’attenzione. A Roma abbiamo il nostro ‘Grande Fratello’, cioè Roma TV. Poi a Pinzolo abbiamo avuto gli allenamenti aperti, vedo qui molti cronisti che erano lì a seguire il ritiro. A Sassuolo era un’ambiente diverso, c’erano massimo 100 persone. Nulla nasce per caso, la ripetitività aiuta. Ora il calcio è tecnica e velocità”

Quanto tempo dedica all’analisi dei dati?
“Gli do un’occhiata nel post-gara, senza avere troppi dati. Mi piace chi riesce a non prepararsi le domande, ma chi fa le domande in base alle risposte. Per me l’unico analista è il mister, il copia e incolla non esiste da nessuno. Il cambio di posizione di Nainggolan in Milan-Roma, quando l’ho messo addosso a Biglia, è stato motivato vedendo i dati dei palloni toccati. Lì è cambiata un po’ la gara. I centrocampisti si appiattivano e non si potevano fare ripartenza, in quelle situazioni bisognava andare da quella parte e basta. Lì è cambiata la partita. Si può parlare di bravura o di fortuna, ma a volte l’immediatezza nell’interpretare certe cose fa la differenza.”

Già studiato per il Napoli?
“Assolutamente si”

La partita dello scorso anno?
“Ricordo quella partita, ai punti il Napoli ha meritato la vittoria ma nel finale la Roma poteva fare 3 gol. Con il Sassuolo pareggiai al San Paolo. C’è stata poi un’evoluzione di Sarri, che ha trasmesso la sua idea di gioco. Quando perse con me giocava con un altro modulo, il 4-3-1-2, ora la forza del suo Napoli è la capacità di lavorare sugli esterni. Sentivo un’ottima analisi giorni fa: non fa mai appiattire i suoi giocatori su una linea di passaggio. Io cerco di lavorare però prima sulla mia squadra”

Uno spareggio per la lotta scudetto?
“Spareggio no, ma è una partita fondamentale. Ogni partita, piccola o grande che sia, la facciamo diventare importante. Questa avrà un gusto particolare”

Napoli e Roma: Quanto hanno inciso sulle altre squadre per l’obbiettivo secondo posto?

“Le milanesi sono sempre state dietro. Io credo che la squadra da battere sia la Juventus. Il napoli ha il vantaggio della continuità, la Roma ha cambiato tanto a cominciare dall’allenatore.

Schick?

“A me fa impazzire se lo potessi allenare. Ma si vede che ha l’istinto del campione. Non sto a dire in che ruolo giocherà, magari cambierò qualcosa a livello tattico ma è un attaccante, non solo una prima punta. Dipende sempre dal sistema di gioco. Se andate a vedere le cose migliori alla Sampdoria, le ha fatte partendo dal centrodestra. Non diamo però giudizi affrettati.”

 

 

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