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ANNO ZERO di Paolo MARCACCI

di Paolo MARCACCI – Certo, volendo iniziare con una sensazione che definirei quasi “epidermica”, diciamo che sentirlo definire quella del Napoli – tifoseria impareggiabile – nel video di presentazione, per i romanisti di una certa generazione non è stato il massimo. Perché Carlo Ancelotti, da giocatore, è stato uno dei figli prediletti della Curva Sud della prima metà degli anni ottanta, detto questo avremmo già detto tutto.

Per i romanisti di una certa generazione, è un nome che evoca ancora oggi fortissime suggestioni, quindi vederlo in posa con De Laurentiis è chiaro che sia stato quanto meno disorientante. Quello che, francamente, non si comprende, è perché il suo ingaggio da parte del club azzurro sia stato anche così distraente, per i tifosi giallorossi.

La Roma sotto la guida tecnica di Eusebio Di Francesco ha avviato un percorso anche “filosofico”, oltre che di crescita delle ambizioni sportive; ha convinto di mese in mese anche i più scettici nei suoi confronti; ha compattato un ambiente che negli ultimi anni è risultato quasi sempre disgregante e di conseguenza disgregato; ha saputo riconoscere ed elaborare i propri errori, di volta in volta (Torino in Coppa Italia, Liverpool all’andata…).

Non si capisce perché, dopo il colpo (quasi) a sorpresa del patron del Napoli, sia scattato un confronto che sta portando a una sorta di autoflagellazione romanista e di ridimensionamento degli aggettivi adoperati fino a qualche giorno prima nei confronti del tecnico abruzzese. Il Napoli doveva ripartire, dopo gli anni spettacolari ma non vincenti di Sarri; Ancelotti anche doveva rientrare nel giro, però, questo è un altro particolare sottovalutato.

Il progetto tecnico della Roma, che diamo per scontato essere in crescendo anche e soprattutto per gli investimenti che verranno messi a disposizione di Di Francesco, è l’unica cosa che conti davvero e non perde di valore soltanto perché a Napoli arriva un grande nome in panchina. Che poi quel grande nome non sia affatto casuale per chi ha a cuore la Roma e la sua storia, è soltanto un dettaglio emotivo, per così dire; del resto noi siamo molto portati alle suggestioni facili ed è ancora lecito pensare che prima o poi si verificherà quella profezia di Ancelotti sul fatto che prima o poi allenerà la Roma, anche se cominciamo a pensare “Noi non ci saremo”, come cantava Guccini qualche decennio fa.

Una nuova statuetta, per quanto prestigiosa, nel presepe di San Gregorio Armeno non può farci dimenticare tutto ciò che la Roma quest’anno ha fatto, anzi: ciò che ha iniziato a fare, che è premessa di crescita costante. Preoccupiamoci di quale Roma, più forte, numerosa e attrezzata, verrà messa a disposizione di chi l’ha portata in semifinale di Champions League: non abbiamo tempo di chiederci cosa possa accadere sotto il Vesuvio, quello ora è un problema di Ancelotti e della sua “tifoseria impareggiabile”, come ha detto con memoria un po’ corta, ma ci interessa il giusto.

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