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EDICOLA. La Roma esiste solo un tempo

IL MESSAGGERO (Trani) – Cambia la stagione, non il trend: la Roma stecca ancora all’Olimpico, come è successo in 8 delle 19 gare interne del campionato scorso (6 sconfitte e 2 pareggi), e perde subito di vista la Juventus e il Napoli che, con la Spal, sono a punteggio pieno. Così Di Francesco, nella notte della sua partita numero 200 in A e del debutto stagionale in casa, si deve accontentare del pari in rimonta contro l’Atalanta: 3-3, dopo aver chiuso la prima parte sotto di 2 reti con la scontata bocciatura del pubblico per la prestazione fin lì scadente. Gasperini spreca la grande occasione, ma vince il duello con il collega, costretto a modificare 3 volte l’assetto per non finire ko. I nerazzurri, qui con le riserve, sono già al top della condizione, avendo cominciato in anticipo l’annata con i preliminari di Europa League. I giallorossi, invece, sembrano straniti dallla recente rivoluzione di mercato. Non si comportano da squadra e incassano 3 gol. Come nelllo scorso torneo, e sempre al 2° turno, contro l’Inter. Ma pur giocando peggio di un anno fa, non perdono. È la buona notizia di questa serata al buio.

MAXI TURNOVER NERAZZURRO – I ricambi dell’Atalanta, insomma, sono per ora più forti dei titolari della Roma. La conferma viene da Gasperini che, dando la priorità al playoff di ritorno contro il Copenaghen leader nel suo campionato, preserva gran parte dei suoi interpreti migliori per il match decisivo di giovedì in Danimarca. La rotazione è extralarge, anche perché la formazione iniziale cambia per otto-undicesimi da quelle delle ultime 2 gare (Frosinone e andata contro i danesi). Fuori, dunque, i big, a cominciare da capitan Gomez. Ma bastano i panchinari a umiliare i giallorossi nel primo tempo. In mezz’ora i nerazzurri calciano 9 corner, raccolto che conferma la loro superiorità, e ripartono con continuità verso Olsen che alza subito bandiera bianca. Il 3-4-1-2 è aggressivo, equilibrato e dinamico. Dietro imposta sicuro Mancini e combatte come al solito Palomino, volano sui lati Castagne e Adnan, ricama semplice e preciso Pasalic da trequartista. A fare la differenza è il tandem offensivo: parte potente Zapata e si scatena, incrociando, Rigoni che, al debutto in A, si presenta con una doppietta dopo il pari di Castagne. La Roma, fino all’intervallo, proprio non c’è. Errori di gruppo e individuali.

FLOP NAZIONALE – Il tacco elegante di Pastore, che su assist di Under, fa centro in Italia dopo più di 7 anni (1° maggio 2011 a Parma), è l’unica azione della prima parte. Il 3-4-3 si dimostra subito fragile. Il tridente è statico e allunga la squadra, il centrocampo non fa pressing e si divide in due, la difesa diventa di conseguenza vulnerabile. I mancati rientri di Pastore e Under, come quelli di Cristante e Pellegrini, mandano in tilt Fazio e lo stesso Manolas. Da più di 15 anni i giallorossi non subivano 16 tiri nei primi 45 minuti. Anche Florenzi e Kolarov perdono spesso la posizione e Olsen para poco o niente, fino a prendere gol (il terzo) sul palo coperto. De Rossi, doppio salvataggio, evita la goleada. Ma la Sud fischia e, prima dell’intervallo, se la prende con il presidente Pallotta. A pagare l’esibizione indecente sono gli azzurri Cristante e Pellegrini che non sfruttano l’addio di Strootman e steccano proprio sotto lo sguardo del ct Mancini.

PARZIALE RISVEGLIO – I cambi di Di Francesco risvegliano la Roma. Nzonzi fa il suo esordio e si sistema accanto a De Rossi, Kluivert va a sinistra e permette a Pastore di riabilitarsi da trequartista nel 4-2-3-1. Florenzi, prima di uscire (trauma distrattivo al ginocchio sinistro), riporta in partita i compagni. Con Schick in campo, ecco il 3-3-4: adesso Pastore arretra da mezzala nella formula con il doppio centravanti. Il pari è di Manolas (dal derby dell’11 gennaio 2011, doppietta di Totti i giallorossi non rimontavano due gol). Schick, prima del recupero, si pappa la chance per il sorpasso. Poi lancia Kluivert. Che ritarda la conclusione. I panchinari, dunque, ancora non sono pronti.

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