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EDICOLA. L’equivoco tattico di Pastore e il ritorno al 4-3-3

LA REPUBBLICA (Ferrazza) – Se è vero che la sosta arriva a fermare il cammino zoppicante della Roma, capace alla terza giornata di avere solamente quattro punti, Di Francesco non potrà però sfruttare troppo i benefici di due settimane di lavoro extra lontano dalle gare ufficiali, perché i nazionali sono tanti.

Ben tredici, per la precisione Luca Pellegrini, Nzonzi, Kluivert, Bianda, Under, Schick, Kolarov, Olsen, Dzeko, Manolas, Lorenzo Pellegrini, Cristante, Zaniolo – con Trigoria che si svuoterà. Ma il tecnico potrà avere a disposizione Pastore, l’elemento tattico della discordia. Acquistato per fare la mezzala – come più volte dichiarato sia dal tecnico sia dal giocatore stesso – l’argentino fatica a trovare la sua dimensione in squadra, spaesato e poco incisivo sia nel 4-3-3, sia nei cambi di modulo attuati da Eusebio per spostarlo un passo in avanti.

Il ragazzo, arrivato da Psg a fine giugno per 24,7 milioni di euro, ha potuto lavorare per tutta l’estate con il nuovo allenatore, sia nella prima parte della preparazione precampionato a Trigoria, sia durante la tournée negli Stati Uniti. Difficile, quindi, che un paio di settimane in più possano aggiungere qualcosa rispetto alle convinzioni di giocatore e mister, sicuramente aiuteranno per un confronto aperto, diretto, alla ricerca degli equilibri migliori.

Di Francesco dovrà isolarsi dai discorsi che vengono fatti fuori e, soprattutto, dentro Trigoria, proseguendo sulla strada delle proprie convinzioni e non abbandonando la strada del 4-3-3, sistema di gioco sul quale ha lavorato negli scorsi mesi e sul quale dovrà insistere. Con ovviamente l’elasticità di cambiare in corsa, durante le partite o a seconda delle complicazioni che sorgeranno, ma basandosi su un’identità che la Roma dovrà assimilare.

Ci sarà anche De Rossi, non convocato dall’Italia di Mancini. Il giocatore potrà concentrarsi solamente sulla squadra giallorossa, dosando le energie fisiche e alternandosi in mezzo al campo con Nzonzi, che è stato preso proprio per fare quel ruolo nel centrocampo a tre.

In attesa di ritrovarsi sul campo, è andato intanto a cercare le sue origini, Fazio, facendo una gita nel paese dei suoi antenati nel Cilento, a Lentiscosa, comune di Camerota. Il nonno del nonno del difensore è stato l’ultimo nativo della zona, prima di emigrare in Argentina, e il ragazzo ci teneva tantissimo a conoscere le sue radici. Il sindaco l’ha nominato cittadino onorario e a Fazio è stato intitolato il Roma Club del paese. «Essere qui è un sogno – le parole del difensore giallorosso – i miei nonni mi parlavano sempre di Lentiscosa e delle sue bellezze e mi hanno tramandato il culto di Santa Rosalia».

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