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SAMUEL “Scudetto? Ricordo l’adrenalina di regalare una gioia che mancava da troppo tempo. Totti impressionate. Aldair non sbagliava mai.”

Il doppio ex di Roma e Inter Walter Samuel ha parlato della sfida di domenica tra giallorossi e nerazzurri. Queste alcune delle sue risposte rilasciate alla Gazzetta dello Sport:

«Il Muro» le piaceva?
«Esagerato, com’ero io a inizio carriera quando prendevo gol: uscivo dalla partita. Però l’odio per la palla nella tua porta esiste, chieda a Burdisso, a Materazzi, a Cordoba: diventiamo matti ancora oggi, se succede».

E così nacque il «fallo alla Samuel», intimidatorio ed entro il terzo minuto di gioco?
«Quello ve lo siete inventato voi negli ultimi anni: io ho sempre “marcato il territorio”, verso la fine della carriera forse non avevo più la stessa rapidità e magari arrivavo lungo… Però non sono mai entrato per fare solo male». (…)

Era più facile difendere con Aldair o con Lucio?
«I primi mesi con Lucio furono duri: non giocava di reparto, ma poi ci siamo capiti ed è nata l’intesa. Di Alda ricordo che a 37 anni, a fine allenamento, si fermava a calciare per migliorare la tecnica. In una cosa erano simili: se la partita scottava, quei due non la sbagliavano mai».

Si rivede più in Manolas o in Skriniar?
«Manolas è più forte uno contro uno. Direi Skriniar: colpo di testa, lancio preciso. Forse non è la cosa che si ricorda, ma ce l’avevo anch’io».

Da ex difensore: peggio marcare Dzeko oppure Icardi?
«Tutti e due sanno nascondersi dietro il difensore sul lato opposto alla palla: era la cosa che soffrivo di più. Però diversi: Icardi vivrebbe dentro l’area, Dzeko esce molto di più, gli piace tenere la palla». (…)

Cosa ricorda di Totti?
«Quello che mi disse Batistuta quando arrivai. “Vedrai, vinciamo lo scudetto: quello ti mette la palla dove vuole anche se è di schiena”. Aveva ragione: impressionante».

Le chiese mai nulla del Real Madrid, che ai tempi lo avrebbe voluto?
«No: gli avrei detto “Vai”. Sarebbe stata una bella “curiosità” anche per tutti quelli che amano il calcio: ma non ce l’aveva lui, quella curiosità».

Avrebbe detto che Di Francesco sarebbe diventato allenatore?
«Forse no. Però lui, Tommasi, Mangone erano i grandi saggi del gruppo: meno minuti in campo, tanto peso. Per quello scudetto hanno contato più di altri che giocavano di più». (…)

Scudetto a Roma, Champions con l’Inter: gioie paragonabili?
«Per una cosa sì: l’adrenalina di regalare una gioia che mancava da troppo tempo».

Scudetto alla Roma: che immagine rivede?
«Io mezzo nudo, con i pantaloncini di Mangone – i miei me li avevano tolti nella prima invasione di campo – che tiro in aria la maglia e poi non la vedo più. Io che giro per Roma ed era tutto colorato di giallo e di rosso, tutto. Ero ancora un giovane coglionazzo, mi persi la festa al Circo Massimo per volare in Argentina: potessi tornare indietro, non partirei prima di una settimana». (…)

Sempre in ordine sparso: Carlos Bianchi, Bielsa, Capello, Mancini, Mourinho, Maradona. Cosa le hanno insegnato?
«Diego la passione nel motivare. Bielsa a correggermi in dettagli tecnici che prima non guardavo neanche. Bianchi e Mourinho come si gestisce un gruppo. Capello con un solo esempio («Guarda che così Inzaghi te la ruba e neanche ti accorgi») mi ha fatto capire l’importanza di giocare la palla velocemente e mi ha lasciato un motto, dopo un brutto litigio con Panucci: squadra nervosa, squadra vittoriosa. Il Mancio è quello con cui ho discusso di più: allora aveva ancora reazioni da calciatore, e una volta gliel’ho proprio detto». (…)

E da allenatore: che Roma-Inter sarà?
«La Roma fa un po’ fatica, è irregolare, a volte inspiegabile. Visto in Champions? Gran primo tempo, ha preso un colpo e si è sciolta: mi sembra un fatto mentale, più che altro. L’anno scorso mi impressionava la sua identità, ora è come se non fosse convinta fino in fondo di quello che fa e le sta mancando De Rossi: non vinci senza gente che ha vinto e in Italia è dura trovare giovani già da prima squadra a 18 anni, come fece lui. L’Inter si è consolidata: Spalletti sta trovando solidità e continuità. A Londra fino al gol ha tenuto benissimo, e guardate che il Tottenham è forte forte. Anche la Roma in casa è forte, ma io vedo ancora l’Inter almeno un passettino avanti».

E cosa potrà dire, Roma-Inter?
«La Juve è lontana, per loro due lo scudetto sarà arrivare di nuovo in Champions. Però chi fa bene domenica prende coraggio, e ne vorrei vedere di più in tutte le squadre, non solo Roma e Inter. Per dare almeno un po’ più di fastidio alla Juve, dai».

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