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Calcio spa nel caos: Premier più lontana

IL SOLE 24 ORE (M. BELLINAZZO) – Il primo Boxing Day della Serie A avrebbe dovuto rappresentare una vetrina internazionale per il calcio italiano, emulando i fasti dei match della Premier League calendarizzati nel pieno delle festività natalizie.

E invece gli scontri di Inter-Napoli, la morte di un supporter nerazzurro (già destinatario di Daspo) e l’accoltellamento di quattro napoletani, così come i cori razzisti contro il difensore partenopeo Kalidou Koulibaly e i ripetuti e vani avvisi ammonitori dello speaker di San Siro, hanno rovinato l’appuntamento facendo una pessima pubblicità a un movimento in cerca di rilancio. L’ingaggio da parte della ]uventus di Cristiano Ronaldo, come immaginabile, non può fare da panacea ai troppi mali di un’industria i cui numeri, nonostante le vicissitudini finanziarie di tanti club, restano considerevoli.

Come certifica il Bilancio Integrato 2017 della Figc parliamo di un settore che coinvolge 4,6 milioni di praticanti e 1,4 milioni di tesserati e che fattura direttamente 4, 5 miliardi di euro (3,4 miliardi nell’area professionistica). Il calcio in Italia inoltre incide per il 3 5% sul volume d’affari dello spettacolo, occupa 4omila persone e genera un indotto economico stimato in 18 miliardi.

A fronte di queste grandezze però la gestione del “Calcio italiano Spa” è tutt’altro che competitiva e manageriale (salve rare eccezioni). Il Boxing day all’italiana in fatto di affluenza non è stato il successo che si auspicava: i 254.049 spettatori complessivi nelle 10 gare di Santo Stefano sono in linea con la media dei precedenti turni di campionato. Impianti vecchi e insicuri restano dunque poco attrattivi per le famiglie e non idonei a fare da volano a una Serie A dalle rinnovate ambizioni.

In Premier la media il 26 dicembre è stata di 36mila spettatori (quella che la SerieA aveva negli anni 90) con una percentuale di riempimento degli stadi del 97 per cento. Gli incidenti di Milano peraltro hanno evidenziato le lacune del sistema sotto molti aspetti. Anzitutto, per quanto concerne l’ordine pubblico. Con gli stadi “blindati” gli episodi di violenza si verificano sempre più spesso nei dintorni delle strutture e le forze di polizia sono costrette a pattugliare perimetri maggiori e per più tempo.

Uno sforzo encomiabile che sta riducendo gli incidenti ma che è insufficiente a contenere i più facinorosi. Anche perché nelle “curve” ormai la degenerazione criminale dovuta alle infiltrazioni delle organizzazioni mafiose ha raggiunto livelli altissimi, come recenti inchieste giudiziarie comprovano. Un effetto collaterale dell’aver “appaltato”i controlli interni ai club che con i propri steward difficilmente possono opporre la necessaria resistenza.

L’assenza dello Stato ha finito per rafforzare l’idea dell’esistenza
di zone franche. I recenti discorsi del ministro dell’Intemo Matteo Salvini sull’opportunità che i club paghino con una percentuale sugli incassi anche i servizi della Polizia all’esterno degli stadi, prim’ancora che la sua presenza a raduni promossi da fazioni del tifo estremo, acuiscono questa sensazione. Anche lo scarso coraggio delle autorità sportive e politiche nel reprimere i casi di razzismo fomenta la percezione di un calcio italiano alla deriva.

Di fronte a una regola che prescrive di fermare i match per reiterate manifestazioni di discriminazione come quelle avvenute a San Siro nella notte del 26 dicembre, ad esempio l’arbitro non ha ritenuto di dover sospendere il gioco, né si è rivolto alle autorità di pubblica sicurezza presenti in campo affinché provvedessero. L’introduzione di tessere del tifoso tornelli, biglietti nominativi e videosorveglianza – un pegno pagato alla sicurezza – avrebbe dovuto consentire, come in Inghilterra, di individuare e punire i responsabili di atti di violenza.

Ma ciò non avviene e i Daspo i divieti temporanei di frequentare gli impianti – sono un filtro poco efficace. Su questi temi istituzioni governative e sportive dovrebbero assumere provvedimenti comuni e lungimiranti anziché sembrare schierati in opposte trincee. A uscirne sconfitti definitivamente saranno altrimenti l’intero movimento e la passione di milioni di veri tifosi.

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