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DE ROSSI “Il mio attaccamento alla maglia è pensare alla partita come faccio sempre. Conta la squadra”

Il capitano giallorosso Daniele De Rossi ha parlato in conferenza stampa insieme al mister Di Francesco in vista del match di Champions League contro il Porto. Queste le sue parole:

È il momento in cui ricomporre qualcosa che si è rotto?
“Se si dovesse ricomporre questa piccola frattura sarei il più contento del mondo. Sono in mezzo, voglio bene ai tifosi della Roma e considero Kolarov un fratello. I tifosi si fidano di me, dico loro di continuare a farlo quando dico che è un grande professionista, attaccato a quello che sta facendo. Sto dicendo non che è romanista da quando è piccolo, ma dà sempre quello che deve dare, preferisco quelli così rispetto a quelli che baciano la maglia e poi si fermano al primo dolorino o storcono la bocca. C’è sempre da ricordarsi che il tifoso va rispettato e assecondato quando mostra un po’ di insofferenza, i risultati rendono l’ambiente nervoso. Spero che domani sia il giorno giusto”.

LIVE: la conferenza stampa di @MisterDiFra e Daniele De Rossi

LIVE: la conferenza stampa di Eusebio Di Francesco e Daniele De RossiLIVE: Press conference ahead of Roma v Porto

Pubblicato da AS Roma su Lunedì 11 febbraio 2019

Che Champions League bisogna aspettarsi? L’esperienza dello scorso anno un valore aggiunto?
“Sicuramente, ci fa arrivare un pochino più pronti a partite delicate. L’abbiamo detto tante volte, gli altri erano spesso più abituati di noi, anche il Porto lo è, ma per noi può essere un motivo di sicurezza rispetto al passato. Si racchiude tutto nella parola “esperienza”, ci permettiamo il lusso di dire che poteva finire anche meglio. È un altro torneo, non possiamo attaccarci a quello che è stato, dobbiamo preparare bene la partita di domani”.

Sei stato spettatore della Roma, cosa ti ha colpito positivamente e negativamente?
“Negativamente i risultati che non hanno rispecchiato le prestazioni, secondo me abbiamo fatto partite molto buone, come col Real Madrid e l’Inter. Negativamente si notava che quando prendevamo gol non riuscivamo a tirare fuori la testa, andando ancora più in difficoltà. Ultimamente le prestazioni sono state abbastanza positive”.

I compagni parlano della tua importanza come giocatore, in questi mesi hai pensato al tuo futuro? Se starai bene, vuoi continuare un altro anno?
“L’ho sempre detto. Per quanto riguarda i miei compagni, non si rendono conto di quanto sia importante, mi hanno fatto sentire importante come mai in carriera. Devo ringraziarli, le prestazioni sono buone perché quando ti senti importante è tutto più semplice. Li ringrazio per avermi fatto sentire desiderato”.

Percepisci un rumore un po’ diverso allo stadio quando giochi?
“Mi sono sempre sentito a casa mia allo stadio. Sento il loro affetto, una percentuale più alta di tifosi che mi vuole bene. Penso sia il percorso che ha fatto Francesco, alla fine si sono tutti inchinati alla sua grandezza. Sento l’affetto, sono contento e devo continuare a pensare che devi giocare bene a pallone. Se passo il pallone a uno con la maglietta rossa il rumore è giusto. Non posso pensare ad altro, ci sta il rumore positivo quando fai le cose giuste e quello negativo quando le fai meno giuste”.

La Roma è stata spesso sull’orlo del baratro e se n’è tirata fuori grazie all’allenatore. Cosa ha che vi aiuta quando le cose vanno male?
“Ha un’idea di calcio e quella non cambia. Sa cosa succede in campo, riconosce i nostri problemi. Lui fa le cose normali, non è felice come può esserlo quando vinciamo le gare importanti, gli umori sono ricchi di alti e bassi, ha sempre tenuto la barra dritta, non ha mai perso la trebisonda, anche in una città dove non è mai facile rimanere saldi di testa e di polso. Sull’orlo del baratro non siamo stati così spesso, ma siamo quarti, l’orlo del baratro è un’altra cosa. Sono stato quartultimo e quintultimo, è una pressione diversa”.

Nelle settimane scorse ha avuto l’impressione di essere tutto finito?
“Cerco di essere realista. Non ho mai pensato di aver smesso, ho fatto tre mesi da calciatore serio, ho fatto tutto quello che dovevo fare. Se ho fatto questo tipo di sacrifici è perché pensavo di dover rientrare, pensavo a quanto avrebbe retto la mia condizione e al mio ginocchio, probabilmente un’operazione alla cartilagine non l’avrei sopportata. Non vedo perché debba farmi domande che il campo smentisce, ovviamente se sto bene, col giusto minutaggio posso continuare a giocare”.

Hai passato questi tre mesi con grande passione e attaccamento. Essere rientrato in quel modo col Milan è stata una soddisfazione. Questa partita, per il valore che ha per te e per la Roma, può essere il coronamento di un periodo difficile che è finito?
“Giorno dopo giorno, ogni risposta che mi dà il ginocchio è un piccolo coronamento. Il mio attaccamento alla maglia è pensare alla partita come faccio sempre. Per me è logico che sia importante la condizione fisica, ma l’importante è preparare bene la partita e pensare collettivamente e non singolarmente. Terrò aggiornato il mister e il dottore, ma domani abbiamo una partita da vincere, non fare dei test”.

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