NAZIONALERASSEGNA STAMPATOP

Missione compiuta. Grecia battuta con il minimo sforzo, l’Italia di Mancini all’Europeo

(LA REPUBBLICA, Currò) Com’era annunciato, ieri la Nazionale si è iscritta all’Europeo a 24 squadre: l’aveva preceduta solo il Belgio. Non si tratta di un’impresa, però il record della qualificazione anticipatissima con primo posto nel girone consente almeno l’espiazione parziale della colpa più recente e già ancestrale: il Mondiale mancato nemmeno 2 anni fa.

Del non scintillante 2-0 alla Grecia residua, giovane e sperimentale, si gioverà Mancini, che ha 5 prove d’orchestra per plasmare la lista dei 23 e per perfezionare la tattica: in Liechtenstein martedì, in Bosnia e con l’Armenia in novembre a Palermo e soprattutto le 2 amichevoli di marzo, per le quali la scelta delle rivali (Croazia in prima fila) appare importante. L’Italia, infatti, ha bisogno di misurarsi con ostacoli più alti. La festa per la settima vittoria in sette giornate si completa con un dato: il quadriennale del ct, rescindibile in caso di mancata qualificazione, lo proietta virtualmente al Mondiale 2022 e ne rafforza il progetto tecnico.

Ha officiato il rito l’Olimpico quasi pieno: è stato l’anticipo in loco della partita inaugurale del torneo, 12 giugno 2020, e delle 2 successive della fase a gironi, 17 e 21 giugno. Da qui ad allora Mancini avrà scelto gli interpreti del suo 4-3-3 elastico, che in attacco si tende fino al 3-2-5. Ieri, dopo aver fatto balenare il ballottaggio tra Bernardeschi e Barella, è andato sul classico con lo juventino in panchina, nel mosaico geopolitico che rende la Nazionale simile in Italia solo a se stessa: per tattica e assenza di un blocco.

Anche questa, visto il prologo della Bosnia schiaccia-Finlandia, è diventata una specie di preziosa verifica, più rilassata. Ma il rilassamento ha sconfinato nel basso ritmo. E’ servito per una conferma: al sistema consolidato in un anno gli altri oppongono contromosse e in casa, all’Europeo, l’Italia potrà trovare avversarie chiuse a doppia mandata e votate al contropiede. Per stapparle, ci vuole alta intensità.

La giovane Grecia di Van’t Schip, infittendo il centrocampo, attirava le attenzioni sul falso nove Bakasetas, per smarcare gli incursori dalle fasce. La mossa ha presto innescato al diagonale l’esterno Koulouris: lo ha spento Donnarumma. L’azione italiana ha perso in agilità: troppo traffico e pressing dalle parti di Jorginho e Verratti, poco dinamismo, poca inventiva. Qualche scintillio di Insigne ha acceso appena la coreografia. Immobile era sempre circondato da greci, Barella arretrato, Chiesa stoppato. La sola risorsa, nel primo tempo, le discese di Spinazzola a sinistra. Il portiere Paschalakis non credeva ai propri occhi.

La prima correzione è stata forzata: Bernardeschi per Chiesa (guaio muscolare). Poi gli azzurri trascolorati in verdi si son desti: lancio di Verratti per Insigne e zampata alta un po’ snob, cross di D’Ambrosio per Immobile e schiacciata di testa, con balzo di Paschalakis. Verratti ha perso palla e Kolouris ha sciupato il contropiede, ma il genietto tascabile si è emendato imbeccando Insigne al destro sul quale il mediano Bouchalakis ha fatto il portiere. Il rigore di Jorginho ha ripristinato le gerarchie e Paschalakis si deve essere intristito: con una mezza papera ha garantito il gol da fuori a Bernardeschi, prima di evitare il 3-0 su rasoterra di Insigne. Gli applausi dell’Olimpico sono l’arrivederci a giugno.

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