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ROMA-MILAN. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI

Una giornata di campionato che, in teoria, apparecchia il ricompattamento verso il vertice (scusate il termine roboante): vincendo, gli uomini di Fonseca si ritroverebbero un gradino sotto il Napoli e a quattro di distanza da una pantagruelica Atalanta. 

Tante storie, della gloria di ieri e della fatica di oggi, per così dire, convergono in questo Roma – Milan. Tra le tante, ci stringiamo al letto quella di Ebrima Darboe, che in Italia prima di trovare il pallone ha ritrovato la vita. 

– Antonio De Falchi sempre con noi – ricorda la Curva Sud. 

Partita inizialmente interpretata con maggiore intraprendenza dal Milan, avvolgente nel palleggio e facile ai cambi di gioco, Suso in testa. Roma più attendista, a suffragare una sensazione: Fonseca l’ha preparata bene soprattutto dal punto di vista dell’amministrazione delle forze e delle energie, alla luce della fatica fatta giovedì scorso.Pastore si mostra ispirato, sempre più nel vivo, pungente in fase di conclusione, incline alla prestidigitazione calcistica in occasione di un duplice o quasi triplice tunnel in disimpegno. Comunque ritrovato, almeno parzialmente, alla terza uscita ravvicinata. Mancini responsabilizzato, nel nuovo forzato utilizzo; si prende la responsabilità di impostare, azzecca la mattonella del posizionamento. Non era facile, non era evidentemente, però, nemmeno un esperimento a scatola chiusa. Si riequilibrano i contenuti della contesa e del possesso palla nella seconda parte del primo tempo, quando arriva il gol di Dzeko, frutto della complessiva perforabilità difensiva del Milan, a cominciare dal lato di Andrea Conti. Il raddoppio romanista, prima con Pastore e poi con Zaniolo, strangolano l’urlo dell’Olimpico tra i guanti di un Donnarumma versione deluxe. 

Il secondo tempo è ancora più piacevole, aperto, a suo modo rocambolesco e…romanista, per l’impronta sulla partita e per gli spifferi eccessivi che Biglia e compagni lasciano nella propria trequarti.

E dire che il Milan trova il pareggio, rocambolescamente e con una decisiva deviazione, praticamente in apertura di ripresa, o quasi. Ma oggi l’autostima sembra essere appannaggio della Roma, assieme al presidio della trequarti. È lì che nasce l’ennesima amnesia milanista, è lì che Zaniolo si prende la scena, trovando battuta, traiettoria e giri contati della sfera per lo strameritato due a uno. 

Speriamo che Fabio Capello lo nomini più spesso, a questo punto.

Nel frattempo, Antonucci per Perotti al minuto 53. Al minuto 77 Cetin, benvenuto, per Spinazzola. Si presenta con un autorevole dribbling su Leao, pronti – via.
La Roma sempre più consapevole, il Milan che balbetta: serata di equilibri sempre più garantiti, peccato soltanto per i cartellini gialli somministrati da Orsato ad Antonucci e Pastore. 

Rischio finale su una rimessa laterale milanista, con una conclusione improvvisa di Calhanoglu, che fa fremere l’esterno della rete e gela per un istante il sangue dell’Olimpico. 

5’ di recupero, ancora Calhanoglu a pungere, sugli sviluppi di un calcio piazzato. Canta la Sud. 
Finisce così: la Roma, soffrendo nel finale, si è voluta bene. 

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