ANNO ZERORUBRICHE

Bisogna lasciare che sia Francesco Totti a decidere il proprio destino

di PAOLO MARCACCI – Innanzitutto due parole per spiegare, ammesso che ci sia bisogno di farlo, il titolo di questa rubrica: comunque vada, l’era di Francesco Totti con indosso la maglia della Roma è terminata; per tutti noi, a cominciare da lui, è – forzatamente – iniziata una nuova epoca. Quasi un nuovo mondo, parlandone da tifosi.
La prima delle nostre riflessioni non può che riguardare lui e il suo futuro, quindi. Un futuro che, con un gioco di parole, doveva essere già oggi e ancora non è. Tanto si è detto e scritto, in proposito, con varie sfumature di considerazioni. Il fatto è che non si può prescindere da un concetto: se è vero che ognuno dovrebbe essere padrone del proprio destino, questo non dovrebbe valere a maggior ragione quando si è in casa propria? Tradotto: Francesco Totti dovrebbe poter scegliere il tipo di operatività e l’ambito dirigenziale in cui calarsi per cominciare la sua seconda vita calcistica? Per ora siamo fermi al maldestro consiglio di James Pallotta, che lo vede “ambasciatore” con imprecisato mandato rappresentativo e/o pubblicitario (testimonial per magliette? Venditore di Coca Cola?); in realtà verrebbe naturale pensare – e forse Monchi e Di Francesco, guarda caso gli ultimi arrivati, lo pensano – che avere Totti accanto, con potere decisionale e parere vincolante, sarebbe uno “scudo” straordinario per tutti i componenti della sfera tecnica, a cominciare dai giocatori. Ci vuole molto a capirlo? Certamente no, a meno che, anche pensandolo fuori dal terreno di gioco e con giacca e cravatta, anche ora che non c’è più Spalletti, Totti non continui a essere troppo ingombrante e a fare troppa ombra, per chi pensa di fare il bene della Roma – intesa anche come entità e luogo dell’anima – partendo dal presupposto di conoscerla meglio dei suoi tifosi.

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