ANNO ZERORUBRICHE

Il ‘Work in progress’ e la Champions: in mezzo ai grandi si diventa grandi

di PAOLO MARCACCI – È stando in mezzo ai grandi che grandi si diventa. A costo di farsi – speriamo solo parzialmente – anche male, pur di crescere. Vecchio discorso che torna utile alla vigilia dell’esordio in Champions League, contro l’avversario non più forte in assoluto ma più ostico e scorbutico che si possa affrontare: il collaudatissimo è impermeabile, nonché ormai straordinariamente esperto della massima ribalta continentale, Atletico Madrid di Diego Simeone; la compagine che, in assoluto, meglio rispecchia e traduce lo spirito del proprio allenatore, tra le grandi d’Europa.
Il girone C, quello dei giallorossi, è di gran lunga il più difficoltoso, tra quelli delle tre italiane, in quanto livellato verso l’alto, per quanto concerne le difficoltà; il Qarabag per ora va considerato un’incognita che non giustifica cali di attenzione, più che il “materasso” del girone.
È fondamentale, per la Roma di Eusebio Di Francesco, il discorso dell’identità: la squadra è alle prese con il “work in progress” per acquisirne una riconoscibile e specifica, ottimizzando le risorse tecniche a disposizione; paradossalmente nella serata sfortunata contro l’Inter da questo punto di vista si è registrato un progresso rispetto al pomeriggio vittorioso di Bergamo, quando anche lo stesso tecnico ammise di non aver visto quasi nulla dello spartito che ha in mente. Una grande dimostrazione di maturità sarebbe il mantenimento dell’attenzione tattica per tutta la durata della gara e di per sé rappresenterebbe il superamento di un piccolo esame intermedio di maturità, oltre a poter incidere positivamente sul risultato, fermo restando che anche la Roma ha i giocatori adatti a caratterizzare la serata con qualche giocata risolutiva. Pregiudizio eccessivamente positivo, il nostro? No, iniezione di autostima per una compagine che, va ricordato a qualche schiocchino complottista, avrebbe ottenuto più vantaggi, dal punto di vista agonistico, a disputare la gara di Genova, per arrivare più rodata all’esordio contro i Colchoneros madrileni.
Al di là di ogni considerazione e oltre l’importanza del singolo impegno, andrebbe tutelato il lavoro di tecnici giovani e dalla cultura calcistica in continuo aggiornamento come Di Francesco, in un momento in cui il calcio italiano – come ha evidenziato la nazionale di Ventura – vive una fase di mancato ricambio generazionale per quanto riguarda il livello tecnico a cui eravamo abituati.
Non sarà affatto facile e, se è per questo, diverrà via via più difficile; proprio per questo sarebbe interessante constatare che tipo di difficoltà potrebbe rappresentare per Atletico e Chelsea una Roma dalla fisionomia sempre più definita è riconoscibile.

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