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EDICOLA. Italia, tutti al mare…

IL MESSAGGERO (U. TRANI) – La Nazionale affonda con Ventura. Gli azzurri, Buffon per primo, in lacrime in campo. Addio al mondiale e anche al ct che, più confuso che mai, viene a lungo insultato dal pubblico di San Siro dopo l’inutile e deprimente 0 a 0 contro la Svezia. Che va meritatamente in Russia, anche perché l’Italia, nelle due partite dei playoff, non riesce a segnare nemmeno un gol. Il verdetto, è dunque, giusto. E conferma quanto la scelta del successore di Conte, dopo Euro 2016, sia stata sbagliata. Il gioco è sparito, come ogni certezza. Il nostro calcio tocca il fondo e, dopo 60 anni, sarà spettatore della competizione più prestigiosa del pianeta. Adesso è urgente programmare la rifondazione, tecnica e dirigenziale, per voltare pagina.

DOUBLE FACE – Ventura, nella notte della verità, sbanda definitivamente, scegliendo il compromesso dentro lo spogliatoio. Il sistema di gioco, in fase di possesso palla, è il 3-5-2, con Candreva e Darmian a spingere sulle fasce. Quando attacca la Svezia, però, l’Italia si difende a specchio, passando al 4-4-2, con Florenzi che si allarga a sinistra davanti a Darmian e con Barzagli che scivola a destra da terzino alle spalle di Candreva. La novità è Jorginho, da play, con Parolo e Florenzi ai fianchi. Il partner di Immobile è Gabbiadini, più precipitoso che altro. Andersson, come all’andata, chiede subito il pressing alto per aggredire i tre difensori azzurri: ci pensano le punte Berg e Toivonen, aiutati sui lati da Claesson e Forsberg. Atteggiamento che dura pochissimo: meglio posizionarsi, in gruppo, sotto palla e nella propria metà campo. Gli unici fischi che lasciano una traccia, e tra l’altro i peggiori della serata, sono quelli del pubblico all’inno della Svezia. Che, nella prima mezz’ora, chiede per due volte il calcio di rigore.

REGALO IN MANO – Lahoz, però, dice no entrambi i casi. Sia quando Darmian interrompe con il braccio teso l’incursione di Berg sia quando Barzagli usa la mano sull’imbucata di Forsberg. Nel primo caso è grave l’errore dell’arbitro spagnolo. E anche sul secondo il tocco di mano è comunque evidente. Anche Parolo, all’inizio del match, si lamenta per lo sgambetto in area accennato da Agustinsson. Si fa male da solo, tra i due episodi che fanno infuriare Andersson, il centrocampista Johansson che firmò, sfruttando il tocco di De Rossi, il successo alla Friends Arena: dentro Svensson. Buffon blocca su Claesson, Candreva spara alto e Immobile supera Olsen che, sporcando il tiro, permette a Granqvist di salvare quasi sulla linea. È Jorginho, regista lucido e propositivo, a ispirare entrambe le chance azzurre, lanciando in profondità sempre Immobile. Meglio la catena di sinistra, con Darmian e Florenzi. E decente il finale di tempo, almeno nell’aggressività. Ma regna comunque la confusione.

SOLO APPROSSIMAZIONE – La gente di San Siro boccia il ct, soprattutto all’inizio quando viene inquadrato nel maxi schermo, non l’Italia. Che alza il ritmo nella ripresa. Bella la girata al volo di Florenzi che però è larga. Andersson vuole colpire in contropiede e inserisce lo scattista Thelin per il gigante Toivonen. Ventura è spregiudicato nella risposta: El Shaarawy per Darmian e Belotti per Gabbiadini. Cross di Florenzi deviato da Lustig: la palla rimbalza sulla parte superiore della traversa. Spazio a Rohden per Claesson prima della mossa della disperazione: Bernardeschi per Candreva. In attesa del recupero, 5 minuti dopo i 3 del primo tempo, destro di El Shaarawy e respinta in volo di Olsen. In 98 minuti l’attacco, solo 3 reti nelle ultime 6 gare, fa ancora cilecca. E la rimonta, partendo dall’1 a 0, non c’è nemmeno a Milano. Mai riuscita in 5 tentativi.


 

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