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CHIEVO-ROMA SOTTOPASSAGGIO. Sorrentino come Benjamin Button

di Paolo MARCACCI – Scendono in campo i colori giallorossi, anche se con casacca scura; il pensiero non può che salire ad accarezzare la cara memoria di Lando Fiorini, che della squadra e della città è stato non uno dei cantanti, ma uno dei cantori e in questa differenza c’è più di una sfumatura. 

Partita piacevole, tutto sommato, nonché tatticamente evoluta, compatibilmente con la sproporzione dei valori tecnici in campo. Roma inizialmente famelica, col puntale – visto che siamo in tema natalizio – inedito composto da Schick, El Shaarawy e Gerson. Quest’ultimo evidenzia una encomiabile dedizione al pressing alto, che comincia sin dal limite dell’area dell’eterno Sorrentino. Il ceco invece, in progressivo e speriamo costante inserimento nel meccanismo del gioco, evidenzia lampi di classe e giocate in grado di mandare fuori giri un intero reparto difensivo. Non che tenti di strafare, ma esibisce tentativi di colpi naturali a livello di repertorio. 

Manca un cartellino, subito, a Depaoli per fallo intenzionale su Kolarov, poi ne rimedierà uno evitabile Strootman per proteste.  Sorrentino, dicevamo: miracoloso in due riprese, nel cuore del primo tempo, prima su tacco di Schick – giocata tecnicamente sontuosa – poi su successiva respinta di Gerson, bravo comunque nel seguire l’azione, a botta sicura.
Famelico Nainggolan, per quanto un poco impreciso in fase di conclusione durante il primo tempo; compassato ma geometricamente saggio Gonalons, bravo nell’aprire il gioco, un po’ meno nel fronteggiare il pressing clivense nella tre quarti della Roma. Quando gli uomini di Maran riconquistano palla, girano attorno a Birsa i movimenti dell’attacco veronese. Qualche patema quando Juan Jesus gestisce il pallone in fase di ripiegamento difensivo, piuttosto puntuale invece Bruno Peres, sulla sua fascia di competenza.
Si ricomincia dagli stessi uomini e dallo stesso canovaccio, dopo l’intervallo; Di Francesco predica l’apertura del gioco sui due lati. Allo scoccare dell’ora di gioco, altra risposta spettacolare e istintiva di Sorrentino su Gonalons, penetrato in area dopo un triangolo rapido con Schick. Come al solito, deve essere il gol a tradurre la misura del predominio territoriale, altrimenti si resta nell’ambito delle ottime intenzioni. 
Lucidissimo Fazio nel pilotare tutto lo scacchiere difensivo che gli ruota attorno. 
Arriva la fase decisiva della gara e Di Francesco se la gioca con Dzeko in luogo di Gerson. Continua a parare Sorrentino: su Strootman dalla distanza e su Juan Jesus che calcia debolmente all’interno dell’area piccola. Chievo schiacciato ma vivo, però Roma tracimante quanto a occasioni, cui aggiungiamo un diagonale di Kolarov da sinistra che sibila a una fetta di pandoro dal palo.
Dovrebbe essere già doppio, il vantaggio giallorosso. Praticamente si gioca a flipper, ora, nell’area dei padroni di casa 
Minuto 72, Perotti per un El Shaarawy oggi timido. Nel Chievo, l’esperienza di Dainelli a puntellare la resistenza del pacchetto arretrato. Fuori Depaoli. 
Cominciano a perder tempo, assiepati davanti all’area di Sorrentino come tanti Romeo sotto il balcone di Giulietta, Radovanovic e compagni. 
Occasionissima al minuto 78, quando Dzeko si presenta con tempismo perfetto all’appuntamento col cross teso di Nainggolan da destra, dopo l’utile ricamo di Strootman in dribbling. Palla altissima, Roma sempre più meritevole. Poi proprio Strootman cede il posto a Ünder.
Giallo per Nainggolan, inevitabile, per il fallo con cui placca Birsa.
Respinge di piede, manco fosse Bruce Lee, Sorrentino col piede su diagonale secco di Schick. 
Sciogli ‘sta treccia Giulie’, e dacce ‘sti tre punti. 
Cominciano a fioccare gli errori, per stanchezza, nella misura delle giocate. 
Spezzatino di gioco e tempo dilapidato, tra palloni scaraventati nell’Adige e morti apparenti dopo ogni carezza. 
4′ di recupero. 
Bravo Jesus sull’offensiva del Chievo da sinistra, a respingere il cross di Bastien. 
Finisce così, ed è peccato calcisticamente mortale, dopo l’ennesimo batti e ribatti in area veronese, quello che verrà ricordato come il pomeriggio in cui Sorrentino ringiovanì più di Benjamin Button.

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