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BARCELLONA-ROMA SOTTOPASSAGGIO. Sbagliando si impara, prima o poi…

di Paolo MARCACCI – Come si dice sfiga in catalano? Ce lo chiediamo al minuto 38, quando dal tempismo con cui De Rossi anticipa Iniesta nasce la traiettoria che beffa Alisson; molto prima, però, c’eravamo chiesti come si dica rigore in olandese, perché quello su Dzeko è nitido come il primo scorcio di mare alla fine della Rambla e ci si chiede cosa stesse guardando il belloccio Danny Makkelie, sguardo attonito da frequentatore di coffee shop, quando il bosniaco finisce a terra dopo che Semedo ne spezza la corsa fluida verso ter Stegen. Alla fine della prima frazione di gioco, con gli occhi ancora stropicciati per l’incredulità di una Roma così ben disposta e dalle linee compatte, ci si rende conto che le recriminazioni sono due, perché il piede di Umtiti impatta quello di Pellegrini un centimetro dentro l’area. Nel mezzo, il palleggio dei catalani, col 61 % di possesso palla, costretto dalle intuizioni di Di Francesco a essere più barocco del solito, anzi tortuoso come certe linee di Gaudì. Il tempo si chiude con il giallo a Kolarov, che è un granello disciplinare in un oceano di autostima innalzatasi col passare dei minuti, scaturita dopo due giri e mezzo di lancetta da un anticipo di Bruno Peres su Messi, vale a dire incontrare Monica Bellucci a Via del Corso che ti chiede di farle compagnia.

Neanche il tempo di disserrare le mascelle consumate dalle recriminazioni dell’intervallo che l’ipotetico uno a uno nasce e muore sulla fronte di Perotti, che schiaccia verso il fondo ciò per cui ter Stegen s’era già dannato l’anima.
Non c’era bisogno di arrivare a stasera per scoprire che Rakitic ha negli scarpini nozioni euclidee, però quando piazza il tracciante sul quale si avventa Manolas per anticipare Umtiti, tutti i santi indipendentisti protettori della Catalogna si danno appuntamento per il secondo rimpallo sfortunato della serata romanista.

Accenni di sfilacciamento da frustrazione, quindi allo scoccare dell’ora di gioco il quasi ex Signor Shakira – stando ai rotocalchi – firma il terzo gol blaugrana, dopo la respinta di Alisson sul destro di Suarez. Mai tabellino fu più ingiusto, oltre che irriguardoso. Ecco perché un gol romanista terrebbe vivo il ritorno, nonostante tutto, oltre a perorare la sacrosanta causa della dignità.

Nel frattempo, Gonalons ha preso il posto di Pellegrini.
Il Barcellona ora modula sui ritmi che gli sono più congeniali la gestione della palla, il che taglia fuori più di un giocatore della Roma, a cominciare da Dzeko che non trova spazi da aggredire.

Minuto 72, El Shaarawy per Florenzi, in serata non memorabile.
Più noiosi i tamburi della gradinata blaugrana o la sempiterna trama di passaggi di Iniesta – mastro di chiavi – e compagni? La storia parla per loro, la cronaca di stasera manca di rispetto ai meriti della Roma e del suo allenatore. Quando Piqué devia in angolo una conclusione di Strootman, servito da Perotti dal fondo, la speranza la stampella dell’orgoglio.

Poi De Rossi lascia il posto a Defrel, che riesce a far fare un figurone a ter Stegen dopo una zingarata di quest’ultimo in fase di disimpegno.

Minuto 80: la Roma raccoglie almeno un poco di quanto seminato; ghirigoro di Perotti da sinistra, palla rasoterra in area, Dzeko fa secco Jordi Alba e infila il tre a uno nell’angolino. “Daje!” lo capiscono e lo temono pure in Catalogna, ora.
Gomes per Sergi Roberto, il cambio di Valverde. Poi Iniesta cede, tra gli applausi della sua gente, il posto a Denis Suàrez.

I giocatori della Roma continuano a scivolare come se avessero bava di lumaca sotto i tacchetti, va a capire.

Giallo per Strootman, al minuto 85.

È incredibile l’errore in uscita dall’area, non certo il primo della serata, che innesca il fraseggio da cui nasce, dal lato destro, il suggerimento per il quattro a uno firmato da Suarez. Gestione della palla da parte di Gonalons a ritmi da diciannovesimo secolo: improponibile, stasera.

Minuto 90, punizione di Kolarov alta sulla traversa, concessa per fallo di Denis Suàrez su Defrel.

Se ne vanno come frutti di mare alla Boquería i 3′ di recupero, che consegnano agli almanacchi una sconfitta ingiusta nelle proiezioni, ingenua per gli episodi, rabbiosa per ciò che i giallorossi si sono visti negare nel momento più equilibrato della gara.

Ci aspetta, tra una settimana, un’altra serata di grande calcio, senza farsi illusioni, ma con l’orgoglio di essersela guadagnata.
Sbagliando s’imparerà, prima o poi.

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