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LIVERPOOL-ROMA SOTTOPASSAGGIO. Ci vediamo al ritorno…

di Paolo MARCACCI – …E al dio degli inglesi, non credere mai. Coda di lupo sotto la pioggia di Anfield, incessante come le percussioni dei Reds dal ventesimo in poi. Diciamo che si tratta di una fase di partita che era ampiamente prevista e che a un capolavoro balistico di Salah, che frutta un vantaggio senza esultanza ai padroni di casa, fa corrispondere una serie di errori di Mané, altrimenti il passivo si farebbe subito più pesante.

Non aveva iniziato male la Roma, con un razionale presidio della tre quarti inglese e un paio di occasioni nitide, a cominciare dalla prima conclusione di Strootman su cui interviene scolasticamente Karius. Ci sarebbe anche la traversa che, senza rincorsa, Kolarov colpisce con l’appiglio dei guanti del biondo guardiano tedesco, occasione episodica che però suggerisce di cercare la conclusione dalla distanza.
Il Liverpool deve subito rinunciare a Oxlade Chamberlain, rilevato al minuto 18 da Wijnaldum; in quella fase la Roma se lasta giocando alla pari, qualche minuto dopo inizia a montare la marea rossa, con gli uomini di Di Francesco che rinculano senza però mantenere il tempo degli anticipi, il che porta spesso il tridente di Klopp alla conclusione. Ammoniti al minuto 26 Juan Jesus e dopo 13′ Alexander – Arnold, entrambi per interventi fallosi.
Il raddoppio, al minuto 45, è beffardo quanto in sostanza meritato, come del resto lo era stato il vantaggio, frutto di un’esecuzione mirabile al termine di un’azione viziata da un doppio fallo, probabilmente, prima su Dzeko e subito dopo su Strootman. Seconda firma di Salah, seconda rivendicazione del diritto a non esultare.
Che dire? Che bisogna ricominciare dalla ripresa come se fosse il primo minuto di gioco.
La Roma ricomincia con Schick in luogo di Ünder, molto poco incisivo e spesso decentrato.
Il ceco va a cercarsi spiragli di manovra e palloni da cesellare.
Cincischia però la retroguardia romanista, cui scotta la palla fra i piedi anche quando riesce a riconquistare la sfera.
Minuto 56, autostrada sulla destra per Salah, con fuorigioco evidente, almeno a nostro avviso: palla in mezzo e gol di Mané. Potrebbe grandinare, ora, se la Roma non ritrova se stessa sul tappeto perfetto di Anfield.
Minuto 61: stesso copione, con Salah non acciuffabile, azione quasi da calcetto e palla a Firmino per il 4-0. Troppe lame per il burro della fase difensiva, disastrosa stasera, della Roma.
Minuto 65: doppio cambio per Di Francesco, con Gonalons e Perotti in luogo di De Rossi e Juan Jesus. Roma imbambolata, incapace di ritrovare la soglia agonistica minima per cercare almeno il gol della bandiera. Arriva il quinto del Liverpool, al minuto 69, con Firmino che di testa approda alla doppietta personale.
Spettri di goleade più o meno recenti fanno capolino sopra la traversa di Alisson.
Scambi di vedute quantomeno energici tra Di Francesco e Strootman.
Esce Salah, con tanto di ovvia ovazione, cedendo il posto a Ings. Nel frattempo, giallo per Milner.
Canta la gente della Roma, cappuccio in testa e orgoglio nei polmoni, a prescindere.
Minuto 81: lancio di Nainggolan per vie centrali, stop apollineo di petto da parte di Dzeko, destro a seguire e gol.
Quanto cambierebbe il 5-2? Sarebbe un mondo diverso che ricomincerebbe al ritorno, e forse ricomincia dal braccino di Milner, che deposita sul dischetto il rigore di Perotti: il 2 maggio torna nel calendario, i biglietti nel portafogli, il cuore in petto.
Guardate ora le facce di Karius e dei suoi difensori: denti digrignati e occhio al cronometro. La Roma sale e risale, il Liverpool fatica ad amministrare. Ci vorrebbe ora un residuo di lucidità per rendere incandescente il ritorno, dopo avergli restituito un senso.
Non arriva, ma per come s’era messa sono state due partite in una.

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