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EDICOLA. Edin esce dal vicolo ceco, l’amuleto è sempre Kozacik

IL MESSAGGERO (Ferretti) – Invocava con veemenza la continuità, Eusebio Di Francesco. Dopo il brodino mandato giù contro il Frosinone e l’abbuffata (di gioia, anche) del derby, il tecnico che conosce alla perfezione Roma e la Roma temeva che la sua squadra, storicamente incapace di tenere alta la concentrazione per un lungo periodo, potesse andare incontro a una di quelle serate che te le ricordi fino a che campi. Che, insomma, potesse steccare contro un avversario di piccolo calibro il primo appuntamento casalingo di Champions. Non riuscendo così a centrare la terza vittoria romana di fila, fondamentale per il suo cammino europeo.

Ma non aveva fatto i conti, EDF, con il suo uomo più forte (e che nessuno si senta offeso), cioè Edin Dzeko. Uno che in Champions ci sguazza, uno che in Europa si trova esattamente come a casa sua. E poco importa, in certi casi, che un attaccante abbia alle spalle un digiuno lungo quasi un paio di mesi. Quando uno è bravo, e Dzeko lo è indipendentemente dal fatto che vada in gol oppure no, prima o poi torna a fare la cosa che meglio gli riesce nella vita. E il Cigno di Sarajevo ha impiegato meno di tre minuti per togliersi il broncio dal viso, bucando la porta del Viktoria con il suo proverbiale diagonale basso di sinistro.

SEGNALI DI CONTINUITÀ – Partita in discesa, Roma meno preoccupata della faccenda e con lei il suo allenatore, quello che invocava continuità. La conferma che quando hai in squadra uno come Dzeko (senza broncio) puoi stare sufficientemente tranquillo, e guardare al futuro con un mezzo sorriso (meglio non esagerare…), è arrivata pochi minuti prima dell’intervallo, quando Edin ha bissato il gol d’inizio partita con un destro forte e centrale a pochi passi dal malcapitato Kozacik. Quello che, ventidue mesi fa, in Europa League, sempre all’Olimpico si era dovuto arrendere addirittura tre volte al bosniaco.

Un autentico incubo, per lui. Tutto bene, insomma, ma con un tempo ancora da giocare. Era necessario, però, indirizzare la partita in una certa direzione, e la doppietta di Dzeko era servita esattamente a questo. E così la rete nella ripresa di Under, servito al bacio da un eccellente Pellegrini, è stata solo la logica conseguenza (continuità?) di quanto accaduto nella prima parte di gara. Idem per il golletto del piccolo Kluivert. Quasi scontata, infine, l’ennesima tripletta di Dzeko. Povero Kozacik

 

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