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EDICOLA. Presunti fenomeni e mestieranti da rottamare

IL MESSAGGERO (Ferretti) – Una cosa, se non altro, adesso è chiara: la Roma non può fare a meno dei suoi vecchi. E questa, ne converrete, non è esattamente una bella notizia. La realtà ci dice che se/quando mancano in contemporanea De Rossi, Kolarov e Manolas (e Dzeko sta in campo ma se è come se non ci fosse…) sono dolori di pancia. Traduzione: i nuovi, quelli arrivati nel mercato estivo per rimpiazzare i vecchi (ma non solo loro…), stanno incidendo praticamente zero.

O forse anche di meno, visto che spesso e volentieri favoriscono il successo altrui. La penosa esibizione partorita contro la Spal (non la Juventus) è una triste e sincera sintesi di tutti i limiti strutturali della Roma. Una squadra che, sistematicamente, quando non riesce a battere se stessa perde la partita, naufragando in un mare di mediocrità.

ANDATECI PIANO Ci si aspettava, dopo le quattro vittoria di fila post Bologna, che la Roma desse continuità a gioco e risultati, invece si sono fatti due, se non tre passi indietro. Complici le (non) prestazioni di alcuni elementi che tutto dovrebbero fare tranne che giocare con la maglia della Roma. Gente che non deve più chiedere nulla alla carriera se non un’onesta passeggiata sul viale del tramonto. E, poi, andiamoci piano, molto piano, prima di etichettare qualcuno, magari molto giovane, come fenomeno o giù di lì. Non si fa assolutamente il suo bene, nessuno lo dimentichi. Perché, tanto per non fare nomi, se è un’impresa ormai impossibile far diventare buoni difensori Fazio Marcano (che dovrebbero oggi stesso svuotare l’armadietto di Trigoria e accomodarsi altrove), si può, si deve invece lavorare su Luca Pellegrini, che ha i mezzi per diventare un buon giocatore di Serie A. A patto che non gli venga detto e scritto ogni giorno, tutti i giorni, che è una specie di fenomeno.

Stesso discorso per Kluivert. Troppo spesso, a Roma, si regalano patenti esagerate, immeritate e incomprensibili solo perché si indossa la maglia della Roma. Leggi Cristante. Poi, però, all’Olimpico arriva uno come Lazzari, una vita in provincia, stipendio la metà di una dei tanti fenomeni romanisti, che ti ammazza per oltre novantaminuti, e solo allora ti rendi conto che troppe star di Trigoria sono irrimediabilmente prive di luce.

Alla Roma se vinci quattro partite di fila non hai la voglia, il desiderio feroce e pure l’obbligo morale di vincere anche la quinta: no, qui ci si accontenta di quello che si è fatto. E chi al Bernardini non si indigna, è parimenti colpevole.

 

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