CAMPIONATOSTORIA DI IERI di Diego AngelinoTOP

UDINESE-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

di Diego ANGELINO – Quo usque tandem abutere, Roma, patientia nostra?

Viene in mente l’avvocato Cicerone – ci scuserà se lo scomodiamo per il banal calcio – nel seguire le “gesta” di questa Roma, che affronta la Serie A quasi per dovere di firma.

Ovviamente, dopo un’altra intollerabile sconfitta (c’è un rigore per la Roma, ma tanto in campo quasi non protestiamo), con un avversario improbabile e terrorizzato dall’imbarcata, non succede nulla, come al solito.

Nulla a livello di “punizioni”, vedi alla voce ritiro; nulla a livello di dignità, vedi alla voce silenzio stampa.

Di cosa dobbiamo parlare? Ancora della “mancanza di cattiveria”? Quella si tira fuori dalle squadre solo se le fa percepire che o si vince o si passano le pene dell’inferno. Vi sembra il caso di questa Roma?

Luca Pellegrini, commentatore tecnico del match per Sky, ha sottolineato più volte la mancanza di voglia e di cattiveria dei giallorossi. Caro Luca, il problema è che, purtroppo, l’impegno non manca!

Ma oltre all’assenza di una struttura che faccia percepire alla squadra l’esigenza della vittoria, in giornate simili vengono fuori i limiti dei singoli. Penso a Kluivert, che come tutti i ragazzi giovani si mostra a intermittenza; a El Shaarawy, che andrebbe multato – estremizzo – ogni volta che calcia di piatto anziché di collo.

Su Schick che dirvi? Veniva da due goal, uno splendido, ci si aspettava un po’ di continuità, si è arenato invece su un colpo di testa centrale. Tenuto troppo in campo dal tecnico, ultimamente pervaso da quella strana “magia” che ogni tanto attanaglia gli allenatori giallorossi: i cambi, infatti, si possono effettuare anche durante l’intervallo, se le cose – evidentemente – non vanno.

Ora aspettiamoci il partitone con il Real Madrid: qualora fosse ne saremmo ovviamente felici, ma poi? Cosa s’intende fare con un campionato che finisce a maggio? Qualcuno farà finalmente capire che certe figure la Roma non può permettersele? Ai posteri l’ardua sentenza.

 

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