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ROMA-EMPOLI. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI

Queste son partite che si presentano, già in partenza, spigolose e scorbutiche; poi, se possibile, si complicano.

Proprio per questo, serve la testa: possibilmente non quella di Juan Jesus, che incomprensibilmente si torce nel verso sbagliato e batte Olsen facendo materializzare un pareggio che infonde un surplus di agonismo in un Empoli già ben sistemato in campo, solerte nell’anticipo, molto corto per quanto riguarda le distanze tra le linee.
Il primo vantaggio romanista era arrivato con un’esecuzione mirabile ed estemporanea di El Shaarawy, cattedrale nel deserto delle conclusioni romaniste verso la porta empolese.
Per tutte queste ragioni e per tutte le difficoltà che la Roma incontra nel primo tempo, è peovvidenziale il due a uno siglato da Schick in una fase piuttosto stagnante della prima frazione di gioco.
Onestamente, per quanto riguarda la tempra agonistica, il primo tempo della prima partita con Claudio Ranieri in panchina non sembra invertire la tendenza rispetto alle uscite precedenti. Quando Maresca spedisce i giallorossi e gli uomini di Iachini a ripararsi dalla pioggerella intermittente dell’Olimpico, non possiamo che mandare in archivio 45’ di una gara che vive di un equilibrio frutto dei pochi spazi che l’Empoli concede e della fatica che fa la Roma, oggi come ieri, a riconoscere una propria, definitiva fisionomia tattica e a trovare il cambio di passo che possa far saltare le linee dei toscani. È un po’ troppo velleitario affidarsi agli strappi sporadici di Kluivert sul lato destro.
E piove piove, sul nostro amor: Il pubblico della Roma, attanagliato da un’umidità sempre più pungente, continua a spingere Florenzi (buon compleanno) e compagni, più che altro per superare la linea d’ombra di una palese, generalizzata incertezza. Cosa poteva fare, in poco più di 72 ore, Claudio Ranieri per dare una scossa al gruppo? Forse cominciare a farlo sentire di nuovo tale, senza distinguo tra ammusati illustri, costose minusvalenze future, senatori sottoutilizzati. In questo senso, vincere una partita sporca, brutta e cattiva potrebbe far bene, oltre a “innaffiare” piantine di speranza in classifica.
Nel frattempo, prima dello scoccare dell’ora di gioco, Perotti deve stringere i tempi del riscaldamento per rilevare Zaniolo, infortunato. Speriamo si tratti solo di un fastidio al polpaccio già affaticato.
Note intermedie a margine: Farias, come si sapeva sin dai tempi di Cagliari, per il bagaglio tecnico che esibisce meriterebbe maglie almeno un poco più prestigiose; quando Florenzi sbaglia un appoggio, prendiamocela con lui in maniera normale, non spropositata proprio perché si tratta di lui.
Quando esce il muscolare e falloso Acquah, nell’Empoli si rivede Matteo Brighi, centrocampista di sostanza di una Roma che seppe essere importante.
Passano, i minuti, canta una curva indomita soprattutto per omaggiare il ritorno del “suo” allenatore; la Roma però non sembra superare la propria, troppo duratura fase di disagio, o di inconcludenza se preferite.
Quando Dell’Orco al minuto 73 gira di testa in maniera velenosa, verso il palo alla sinistra di Olsen, l’ennesimo cross di Pasqual, la Roma capisce che deve suonarsela da sola, la sveglia. Perché non è finita e non è in cassaforte, la partita.
Minuto 79: Florenzi frena il più possibile la propria inerzia, per attutire l’impatto con Bennacer. Per Maresca è il secondo giallo, il capitano di giornata deve lasciare, immeritatamente, la Roma in dieci. Però arriva un applauso, finalmente, che può riscaldare e rinsaldare certi rapporti. Fuori Kluivert, dentro Karsdorp.
Nell’Empoli si rivede pure Uçan, ma pensa.
Che contenuti sta offrendo questa partita, nel suo finale difficoltoso con la Roma in dieci e con l’Empoli che ragionevolmente ancora nutre speranze di pareggio? Ci penseremo dopo, intanto diamo il benvenuto a Celar che deve rilevare Schick, esausto e in preda a crampi ricorrenti.
Minuto 87: fatalmente, inesorabilmente, l’Empoli ottiene il pareggio: lo sigla Krunić, mentre Juan Jesus è a terra, dopo un rocambolesco contatto con Oberlin. O no? La mano di quest’ultimo ha generato l’azione che ha portato alla conclusione di Krunić: lo decreta il VAR, che resuscita il due a uno. Stillicidio di rischi ed energie residue.
L’Empoli non desiste, la Roma è esausta (di qualcuno la colpa dovrà pur essere stata, in fase di preparazione), finisce con i giocatori di Iachini in forcing. È già un giudizio sulla partita, una partita che alla fine la Roma di Ranieri vince, dopo averla tanto, troppo sofferta.

Ma, proprio per questo, ‘sti tre punti sono tanta ciccia, fidatevi. Lo sa il Sor Claudio per primo.

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