A PRIMA VISTACAMPIONATOTOP

WOLFSBERG-ROMA. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI

Quanto conta questa manifestazione? Tanto, non ci stancheremo mai di ripeterlo: l’Europa League è importante, sottoscriviamo in pieno le parole di Federico Fazio, capitano di giornata o di serata se preferite.

Freddino e propositi bellicosi per la squadra di (quasi) casa; si conosceva a priori quello che sarebbe stato l’approccio alla gara per quanto riguarda Weissman e compagni. L’israeliano, tra l’altro, mostra di essere per distacco il più tecnico e anche il più tatticamente raffinato dei suoi. 
Pastore si sente la giocata nei piedi, oltre che negli appositi calzettoni a compressione graduata: è sua, per esempio, la parabola al millimetro dalla quale nasce il batti e ribatti del colpo di testa duplice di Spinazzola che porta in vantaggio la Roma in un momento in cui il Wolfsberger stava imprimendo ancora più dinamismo alla propria manovra. 
Bene Diawara, anzi sempre meglio col trascorrere dei minuti; sempre più lucido nella distribuzione di palla, anche giocando a un tocco; si nota soprattutto dalla sicurezza con cui, sempre più automaticamente, si scarica palla verso di lui. 

Kalinic? Volontà, ruggine, ricerca dello spazio, a volte voglia di strafare. Tutto previsto, oltre che comprensibile. 
Il secondo tempo sembra, sembra far presagire una Roma sempre più in controllo della partita. Lo si capisce ad esempio da un bel controllo con successiva veronica di Kakinic, sulla destra, con sevizio in mezzo per Zaniolo, che calcia di prima un po’ troppo centralmente. 
Però arriva, come un fulmine a ciel sereno, anche perché la conclusione è improvvisa, il pareggio del Wolfsberger con Liendl: gran conclusione di sinistro, all’angolino, non prendibile in nessun modo da Mirante. Ma tutto nasce da uno dei tanti alleggerimenti eseguiti con sufficienza da Spinazzola. 

Da quel momento in poi, confusione e, per quanto riguarda la Roma, smarrimento di un’identità del gioco che nel primo tempo si era vista, anche con un crescendo nella seconda parte. 
Solito, evitabile cartellino per Zaniolo; bisogna lavorarci. Poi anche Diawara finisce sul taccuino del portoghese Martins, perché fa una cosa alla…Ibra, inteso come appassionato di taekwondo. 

Minuto 77: Antonucci per Pastore, scomparso da tempo dai radar. Non accettabile la soglia agonistica dell’argentino, alla lunga. Poi Kolarov per Spinazzola. Un interrogativo: dove è finita, nel secondo tempo, l’identità tattica della Roma? Un altro, consequenziale: come è possibile che nella seconda parte, con la marea montante dell’acido lattico e una minore lucidità degli austriaci, la Roma non abbia mai del tutto fatto pesare la sua maggiore caratura a livello di qualità. Arriva anche Veretout al posto di Cristante. 

Si sente, quasi subito, il peso di Kolarov. Ma non basta. Altro giallo, per Kluivert; altro errore di gioventù, soprattutto altre inutili proteste. 
Di certo, alla fine del primo tempo, non avremmo mai pensato di assistere a una simile ripresa: questo è già un giudizio sulla prestazione complessiva. Poi, che il girone, con relativa classifica, sia ancora al calduccio, non cambia la sostanza del giudizio. Domenica all’Olimpico, contro il Cagliari di Maran, servirà tutt’altra prestazione, oltre a dei cambi molto più tempestivi. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *