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ROMA-BRESCIA. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI

C’è il nome di Alessandro Florenzi, sulla distinta che indica la formazione titolare, accanto alla C che distingue dagli altri il capitano. Due volte ritornante, potremmo dire. 

Erba traslucida, a indicare che il manto è pregno d’acqua: se il Brescia volesse, come appare molto probabile, fare a meno il più possibile di giocarsela, in questo gli uomini di Grosso potrebbero essere agevolati. Solo in questo. 

Pellegrini e Diawara, come annunciato, tra i rientri di giornata; alttettanto previsto il prolungamento della fermata di Spinazzola ai box. Fonseca non vende mai fumo, nelle conferenze che precedono gli incontri. 
Non è il Brescia che ci si poteva aspettare, dal punto di vista dell’atteggiamento, perché gli uomini di Grosso, sistemati molto bene in campo e ligi nella distanza tra le linee, non disdegnano la sortita offensiva, soprattutto sul lato di Kluivert e Kolarov. 

La Roma fa l’errore, ma molto incidono i meriti di Tonali e compagni, di accettare i ritmi del Brescia. Così accade che tra Joronen e Pau Lopez, poco dopo la mezz’ora, sia quest’ultimo a doversi esibire in una parata, con la mano di richiamo, davvero salvifica, su una conclusione di Ndoj, vecchia conoscenza, dalla media distanza. 

Cercasi disperatamente un pericolo autentico generato dalla Roma verso la porta bresciana, se si eccettua un destro a incrociare di Pellegrini dal settore destro. Ancor più disperatamente si cerca Edin Dzeko, pervenuto nei nostri commenti soltanto in occasione di un colpo di testa finito sul fondo. 

Meglio il Brescia, complessivamente? Se non altro, più pericoloso, diciamolo sottovoce. 

Cistana e cista…va una deviazione, su uno stacco di testa imperioso di Smalling: così, sotto la pioggia non battente ma incessante, fiorisce il vantaggio della Roma. Comincia un’altra partita? Sì, decisamente, perché improvvisante la manovra della Roma si fa avvolgente, con efficacia, da monocorde che era. Arriva, sontuosamente, il raddoppio di Mancini poco prima dell’ora di gioco, con una volée di destro su appoggio di testa di Smalling : boato, ma soprattutto applausi. 
Ora forse piove un po’ meno, ma sul Brescia grandina. Potrebbe triplicare Dzeko, che sotto misura trova la risposta di Joronen, poi Zaniolo si vede annullare il tre a zero, per un’azione viziata da un pallone che era del tutto uscito dal campo. Arriva comunque, il terzo, stavolta con la invocata e candeggiata firma di Dzeko: la scaturigine dell’azione è ancora Smalling, il numero nove riesce in qualche modo ad addomesticare un pallone rocambolesco, che poi rabbiosamente sbatte sotto la traversa. 

Ammonito Rómulo al minuto 70, per un’entrata più che ruvida su Pellegrini. È il momento di Under, in luogo di Pellegrini. 
Minuto 76: Fonseca richiama Florenzi, che nel secondo tempo aveva aumentato parecchio la spinta. Applauso convinto di tutto l’Olimpico, stretta di mano confidenziale con Fonseca. 

Esce poi anche Zaniolo, richiamato a varcare la linea nel punto giusto: è già Europa League, per Fonseca, quanto ad amministrazione di forze e contenimento delle tossine. Dentro Perotti. 

Che altro dire? Annullato il quarto a Dzeko, viziato da un’azione fallosa, ma resta la rapidità della girata. 

Viatico migliore per la partita, fino a questo momento, più importante dell’anno, per la Roma non poteva esserci: alla ripresa del campionato i giallorossi, dopo cinquanta minuti di oggettività difficoltà, tornano a una classifica tendente verso l’alto e si apprestano a far visita a un Basaksehir sempre più sorprendente, consci di essere comunque più forti. 

Ad maiors. E a giovedì. 

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