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L’uomo del Lupetto

(ATTUALITA.IT – Bovaio) Ieri è venuto a mancare Piero Gratton, il designer che nel 1976 inventò il nuovo logo del TG2 e che nel 1978 disegnò il famoso Lupetto della Roma insieme all’indimenticabile presidente giallorosso Gaetano Anzalone, gettando le basi del moderno marketing e merchandising nel calcio italiano. Per ricordarlo come merita, abbiamo pensato di riproporre un articolo che scrivemmo su questo argomento nel luglio del 2018, quaranta anni dopo l’invenzione del celebre Lupetto giallorosso e di quella maglia arcolbaleno o a ghiacciolo che potete vedere egregiamente indossata da Loris Boni nella foto da cui l’articolo è corredato.

“Oggi il marketing la fa da padrone nel calcio. Ma c’è stato un tempo in cui non era così. Un tempo nel quale, se volevi comprarti la maglia della tua squadra del cuore non potevi, a meno che non eri della Juventus, del Milan o dell’Inter. Perché alla Standa (il supermercato di allora) vendevano solo le casacche di queste tre, delle altre nemmeno a parlarne. Fu in quel tempo che un lungimirante presidente della Roma, Gaetano Anzalone, costruì il centro sportivo di Trigoria e portò il marketing nel calcio italiano.

Da una sua intuizione geniale, infatti, nacquero il Lupetto (che prese il posto della Lupa Capitolina e che ancora appare, alternato a quella, sulle maglie della squadra) e quella grossa R nera bordata di giallorosso che divenne, insieme al Lupetto, il logo con cui commerciare, finalmente, i prodotti dell’AS Roma. Tute, maglie da gioco e gadgets vari.

Ad Anzalone l’idea venne dopo una tournée estiva negli Stati Uniti, nel corso della quale apprezzò la capacità degli americani di sfruttare nel modo migliore possibile i loghi delle proprie squadre di basket e football attraverso il marketing e il merchandising. Concetti che nel calcio italiano di fine anni ’70 erano ancora sconosciuti. Così, una volta tornato in Italia, incaricò il celebre grafico Piero Gratton, già inventore del logo del TG2, di creare un nuovo logo per l’AS Roma e lui ideò “Lupetto” ed “R” succitati, depositandoli esattamente 40 anni fa, il 21 luglio del 1978. Insieme ai nuovi simboli, la Roma adottò anche una maglia molto “americana” e totalmente innovativa rispetto a quelle del passato, la cosiddetta “maglia a ghiacciolo”, rossa pomodoro con spalline giallo-arancio e colletto a V bianco (la prima) o bianca con spalline giallo-arancio-rosse (la seconda).

Ai puristi non piacque, a noi che a quel tempo eravamo adolescenti, invece, colpì tantissimo. E forse anche per questo, ancora oggi, la ricordiamo sempre con molto affetto.

Con quella maglia (la seconda, bianca) la Roma tornò a vincere un trofeo dopo molti anni di astinenza (la Coppa Italia del 1980).

Intanto alla presidenza, Dino Viola era succeduto ad Anzalone e molte altre società avevano messo in piedi operazioni simili a quella fatta dalla Roma, la prima italiana ad aver introdotto in grande stile il marketing nel nostro calcio.

Ricordiamo l’aquila stilizzata della Lazio, il diavolo del Milan, il biscione dell’Inter, il ciuccio del Napoli, i satanelli del Foggia, il galletto del Bari e il grande giglio della Fiorentina.

Oppure, sulla scia del Lupetto, la testa stilizzata dell’aquila del Palermo e quella del Grifone del Genoa.

E tutto ebbe inizio il 21 luglio 1978, quando il grafico Gratton e la Roma posero la prima pietra per trasformare in calcio italiano in quello che è oggi.

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