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MILAN-ROMA. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI

Non è tanto il caldo: è l’umidità quella che te frega. Dicevano così le nostre nonne; lo stesso pensavano gli avi di Paulo Fonseca e Stefano Pioli, che nelle conferenze della vigilia erano stati entrambi chiari circa le difficoltà ambientali dovute alle temperature, peraltro aumentare dal momento di forma molto sui generis di tutta la Serie A. 

Una cosa era chiara ancora prima del fischio iniziale di Giacomelli, almeno potenzialmente: sia da una parte che dall’altra non mancavano i solisti, per caratterizzare partita e risultato. 

Spinazzola in luogo di Kolarov, decisione sacrosanta; paga anche Diawara, a beneficio di Veretout; a far coppia con Smalling oggi c’è Mancini; Zappacosta dal primo minuto, così come – ovviamente – Pellegrini. 

La gara inizia con una confusionaria densità all’altezza della linea mediana: quasi un battimuro alla cieca, complice forse anche lo scorrimento veloce della palla sull’erba fradicia. Col passare dei minuti, è la Roma a riempire là trequarti del Milan, che appare imballato e rinunciatario. Bene Zappacosta a destra e Spinazzola a sinistra; Mkhitaryan dà l’impressione di potersi accendere negli ultimi venti metri. 

Evitabile, ancora una volta, il giallo rimediato da Pellegrini: entrata plateale e tardiva. 

Produce molto, a livello di pressione, la squadra di Fonseca; l’occasione nitida però è essenzialmente una, con Dzeko di testa. Sempre di testa pareggia il conto delle occasioni Calhanoglu. 

Primo tempo in archivio con un bilancio che, se fossimo nel mezzo di un incontro di boxe, non ci darebbe il minimo dubbio circa l’esito. Invece è una partita di calcio e  nella seconda parte possono pesare i solisti e gli episodi positivi da loro provocati. Stiamo a vedere. 

Secondo tempo diverso, con più Milan soprattutto perché meno lucida è la Roma; più lenta e meno precisa. Complessivamente comincia a prevalere la confusione, a braccetto con la stanchezza. Peccato che un errore grave di Zappacosta in alleggerimento – stile Diawara – porti all’azione rocambolesca del vantaggio rossonero firmato da Rebic.

Finisce lì la Roma, con l’aggravante del raddoppio milanista, su rigore di Calhanoglu procurato da un errore di Smalling provocato anche stavolta da un tocco all’indietro di Diawara, entrato nel frattempo. 

Se l’Atalanta dovesse battere l’Udinese, il prosieguo del campionato sarà una via crucis. 

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