CAMPIONATOSTORIA DI IERI di Diego AngelinoTOP

NAPOLI-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

di Diego ANGELINO – Bisogna davvero accontentarsi di aver fatto “meglio” rispetto a quanto visto con l’Udinese? Non scherziamo nemmeno… Anche perché il 2020 recita 13 punti in 13 giornate: imbarazzante.

Contro un Napoli reduce dalla sfuriata di Gattuso – ma sereno per il posto in Europa già assicurato – Fonseca (ri)prova la difesa a tre. Gli esterni di centrocampo li fanno due terzini: quando ci provò Di Francesco – due anni fa contro il Milan con Karsdorp e Kolarov – rischiò la crocifissione.

Novità? Passi avanti rispetto a giovedì? Pochi. Il “migliore” resta sempre il portiere, in questo caso Pau Lopez. Che può comunque poco sul tocco centrale, ma molto ravvicinato di Callejon: il tutto con la complicità di Ibañez.

Il difensore brasiliano è uno dei tanti che, in questi nove anni, è stato presentato come un fenomeno: lo sarà di certo ma, al momento, mostra tutti i limiti della maggior parte dei giovani che devono crescere. E quello della Roma attuale non è certo il contesto migliore per farlo.

Da Pellegrini è giusto attendersi di più: anche perché la carta d’identità dice 24 anni ed è ora di dare la giusta continuità di prestazioni, sfruttando l’enorme patrimonio tecnico a disposizione.

Di Mkhitaryan conoscevamo la storia: nell’attuale mediocrità romanista, ogni suo tocco di palla sembra quello di un giocatore che è sceso in una categoria inferiore.

Fonseca intanto – che già si snatura passando da ciò che definiva “ossessione del possesso palla e controllo del match” a un difensivo 3-5-2 – inserisce Cristante per Pellegrini.

“Difendiamo l’1-1”, pare il messaggio lanciato dal tecnico; puntualmente recepito da un avversario, Insigne, non nuovo comunque a quel tipo di prodezze.

Dopo aver visto Zappacosta permettere allo scarso Mario Rui di sembrare Roberto Carlos, accogliamo con la dovuta gioia il rientro di Zaniolo.

Capelli color Cassano edizione 2002-2003, il numero 22 riprende perlomeno confidenza con il campo. Sarebbe ingiusto, sbagliato e impensabile affidargli il ruolo di Salvatore della Patria.

Le cronache raccontano però di una società priva di ogni punto di riferimento e solo in attesa dell’offerta giusta (per Pallotta) per passare di mano. In questa realtà, quindi, contiamo anche sulla voglia e qualità di Zaniolo per un finale di stagione perlomeno dignitoso: come, al momento, non è.

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