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TORINO-ROMA. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI

Il giorno dei novantaquattro anni che avrebbe compiuto Franco Sensi, la sera in cui si potrebbe blindare l’Europa League. In mezzo, chiacchiere su Zaniolo che non mancano mai.

La partita si presenta non facile, all’inizio, soprattutto perché il Torino la intende vera e da onorare il più possibile, come è giusto che sia, come sempre dovrebbe essere.

Il vantaggio granata è perciò frutto sia dell’inserimento perfetto di Berenguer, sia di una lettura tardiva della mediana giallorossa quando l’azione è partita.

Da quell’episodio in poi, solo Roma: la squadra di Fonseca mostra di stare molto bene, quanto a condizione e concentrazione; basta guardare la scioltezza che nella corsa evidenziano Bruno Peres e Spinazzola, ancor di più la brillantezza con cui Mkhitarian se ne va in progressione per vie centrali. Meraviglioso l’assist rasoterra dell’armeno per il pareggio di Dzeko, abilissimo nella prima finta.

Questa è davvero la Roma di Fonseca, soprattutto per ciò che mette in mostra a livello di fraseggio rapido e di copertura delle due fasi da parte di tutti i giocatori, da Dzeko in giù. Il vantaggio con lo stacco da terzo tempo di Smalling ratifica la superiorità giallorossa anche nel tabellino.

Eppure, nonostante arrivi anche il terzo, con la cosa più bella di Dzeko nell’autoprocurarsi il rigore, la partita non muore, perché non muore, il Toro, con Longo che cala anche Belotti nella contesa. Il due a tre, va detto, oltre che del promettente Singo è “merito” di un nuovo infortunio tecnico di Pau Lopez. Di certo, il portiere iberico non si sta aiutando negli ultimi tempi, con le prestazioni.

Ci sarebbe anche la quarta segnatura, meravigliosa, ancora di Dzeko, che oggi ha sciorinato tutto il campionario tecnico. Nel frattempo, con piglio agonisticamente umile e di supporto, era entrato anche Zaniolo. La Roma si guadagna così l’Europa ventura. Ora, dopo la messa a punto reciproca contro la Juventus, spazio all’Europa presente. Chissà.

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