A PRIMA VISTACOPPE EUROPEETOP

SIVIGLIA-ROMA. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI

Giornate epocali, già storiche in partenza. Distraenti oltremodo, stavolta più che comprensibilmente. A voler individuare coincidenze, uno potrebbe chiedersi, anche con uno slancio di ottimismo: cambiano i piani futuri della Roma, gli scenari e gli orizzonti; che sia la volta anche dei destini sportivi, soprattutto nei momenti che contano?

Di certo l’interlocutore è tosto assai, scorbutico, malizioso, sornione ed espertissimo: il Siviglia nell’Europa League ha trovato, oltre che la fonte del proprio blasone storico europeo, anche l’habitat naturale in cui è attecchito il meglio delle performance del club; con la differenza che quest’anno Lopetegui è riuscito a condurre in porto la nave andalusa anche nella Liga, ottenendo il massimo risultato possibile con la conquista della quarta piazza e il conseguente piazzamento Champions.

La miglior Roma possibile per l’Arena di Duisburg? Quella che, al di là dei nomi, saprà starci di più con la testa. È un po’ la sintesi delle dichiarazioni in conferenza di un convinto, propositivo Paulo Fonseca.

La partita non è quella che, soprattutto nei contenuti, sarebbe stato lecito aspettarsi: che bisognasse attraversare una certa fase di partita anche in sofferenza, vista la qualità e l’esperienza del Siviglia, lo sapevamo prima; è l’atteggiamento della Roma di fronte alla sofferenza che sorprende in negativo: nel primo tempo non brilla mai il fraseggio che vorrebbe Fonseca, la linea mediana è risucchiata dalla manovra di Ocampos e compagni che vanno molto in ampiezza; Zaniolo prova ad accendersi in un paio di occasioni, producendo l’unico pericolo di marca romanista, per poi venire risucchiato nel nulla della trequarti. Capitolo Pau Lopez: dispiace dirlo, ma i “sintomi” c’erano da un mese a questa parte.

Il doppio vantaggio iberico sembra chiudere il discorso qualificazione; però è lecito pretendere, nella seconda parte, una reazione d’orgoglio e un’assunzione di responsabilità da parte dei cosiddetti leader.

I primi minuti della ripresa farebbero pensare a qualche sussulto romanista, soprattutto con Mkhitaryan; poi ricomincia il Siviglia a giocare, anche, a piacimento con i ritmi da gestire. Nemmeno in quei frangenti la Roma riesce a fornire segni di reale, minima incidenza. Gli avvicendamenti servono a poco o nulla.

Cattedrale nel deserto, l’occasione capitata a Dzeko, che si gira in un fazzoletto e batte in caduta, con tanto di deviazione sospetta.

Siviglia sempre più sul velluto, anche per la scelta delle giocate, sempre più articolate. Segno che la Roma oppone un ostacolo, anche agonistico, sotto il minimo della soglia accettabile.

Nessuno assolto, stasera. A cominciare da chi l’ha preparata. Pur con gli alibi di Veretout e Smalling, che quando giochi così non sono più alibi.

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