SO’ CONFUCIO di Paolo MARCACCITOP

SO’ CONFUCIO di Paolo MARCACCI

Vogliamo dire, serenamente, che dal lavoro di Paulo Fonseca era lecito aspettarsi di più? Al netto di preconcetti e salite preventive sul carro di questo o quel papabile tecnico. Era lecito aspettarsi di più perché è arrivato quinto, dunque ha mancato il ritorno nell’Europa che conta e perché nella coppa nazionale e in quella europea di competenza la Roma è stata costretta a salutare troppo presto. Questo è il bilancio nudo e crudo. 

Si potrebbe, anche ragionevolmente, obiettare che è stata una stagione talmente anomala da non avere precedenti con i quali confrontarla: vero, come è vero però che uno dei momenti stagionali più positivi – discorso che vale anche per il Milan – è arrivato nella tranche di calendario post – Covid. 

Fino al Siviglia. 

L’ottavo di finale dell’Europa League non è stato rappresentato soltanto da una partita secca, contro un avversario forte ed esperto: è stato anche un banco di prova. Ed era diventata, giocoforza, la partita più importante della stagione. Una partita in cui la Roma non è mai entrata, in cui non ha mai, di fatto, rappresentato il benché minimo pericolo per gli uomini di Lopetegui. Perché si poteva andar fuori, in mille modi; nessuno, però, nemmeno il più pessimista tra i tifosi, pensava che si andasse fuori così, con quella totale arrendevolezza. Poi, sono arrivate le parole di Edin Dzeko, a elevare al quadrato alcune perplessità già esistenti sul gioco di Fonseca. 

Se ripercorriamo questa interlocutoria stagione romanista, poi, ci accorgiamo che Fonseca è sceso a patti col campionato italiano prima, con le rivendicazioni della squadra poi, sacrificando un po’, almeno un po’ delle sue convinzioni. È un segno di forza se ottieni risultati, di debolezza se non li ottieni. Non è nemmeno giusto, ma è così. 

La sensazione, per chi conosce la città, intessa come sponda giallorossa, è che si stia rivivendo e rivedendo un film già passato altre volte, per esempio all’inizio dell’ultima stagione di Rudi Garcia: ricominciare con perplessità e con la necessità di ribadire, da parte della dirigenza, che il tecnico gode della massima fiducia, serve più che altro a veicolare incertezza. 

Tradotto spietatamente: se si deve ricominciare tra dubbi e perplessità, per il bene della Roma e dello Fonseca, allora è meglio non ricominciare per niente, scegliendo subito un’altra strada. 

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