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CSKA SOFIA-ROMA. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI

Calendario semplicemente da completare, girone all’interno del quale veleggiare, per evitare cadute di stile, col primo posto al calduccio e uno sguardo ai sedicesimi, quando questo 2020 sarà alle spalle. 

Dici venti, a numero o con le lettere, e oggi non puoi non pensare a Paolo Rossi: nome e cognome tra i più comuni, per ricordare una pagina così speciale da essere irripetibile, nelle modalità. Chi c’era, in quell’estate del 1982, avendo per di più la fortuna di essere ragazzino, sa di dovergli qualche scheggia di felicità, tra i ghiaccioli, le bandiere e i tuffi nelle fontane di quei giorni in cui, ce ne rendiamo conto ora, si poteva parlare ancora di un’Italia bambina. 

Serata bulgara che sembra quasi transilvana, per il clima: pioggia gelida e freddo umido, le premesse per desiderare che le lancette girino il più in fretta possibile e che nessuno si faccia male. Ma l’interesse scaturisce dalla curiosità per le prove dei singoli, in una Roma laboratoriale, più che sperimentale: Bamba, Boer, Milanese. Quest’ultimo battezza nel modo migliore possibile il suo utilizzo, capitalizzando il bel lavoro di Mayoral spalle alla porta nel cuore dell’area: addomestica con la coscia e batte di destro, verso l’angolino, per il gol di un momentaneo uno a uno poi vanificato dallo svagato alleggerimento di Diawara in occasione del nuovo vantaggio firmato da Sowe. 

La gioca divertendosi Pedro, al tempo stesso facendo divertire i giovani che hanno il benefit di scendere in campo assieme a lui. 

La ripresa ricomincia con Smalling in luogo di Kumbulla: minuti di rodaggio per il ginocchio dell’inglese in vista di un utilizzo dal primo minuto a Bologna? Chi vivrà vedrà. 

La frittata di Fazio per il terzo di Sowe – Fonseca fa bene a incazzarsi – e la voglia esibita fino alla fine da Mayoral per trovare una segnatura. Che professionista, Pedro. 

A Sofia si doveva andare, da Sofia si torna. Col sorriso di Tommaso Milanese, con un po’ di facce nuove, col rodaggio di Diawara e soprattutto di Smalling.

A Bologna, con la testa. 

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