STORIE GIALLOROSSE di Franco BOVAIOTOP

STORIE GIALLOROSSE… Baldieri? Mi ricorda Paolo Rossi

Di Franco BOVAIO – Il titolo nasce da uno dei più celebri e improponibili paragoni di Nils Liedholm, che a chi gli domandava lumi su questo giovanotto che aveva aggregato alla prima squadra della grande Roma Campione d’Italia nel 1983 rispondeva proprio così: “Baldieri? Mi ricorda Paolo Rossi”.

Paolo Baldieri, nato a Roma, tifoso romanista fin dalla nascita, cresciuto nella Romulea e aggregato alle giovanili giallorosse nel 1981, in quei giorni stava toccando il cielo con un dito. C’era anche lui nella foto-poster di inizio anno della Roma 1983-84. Quella con la maglia con lo scudetto. Quella che sarebbe arrivata a giocarsi la Coppa dei Campioni all’Olimpico contro il Liverpool. E c’era curiosità intorno a lui, perché Liedholm stava dimostrando di tenerlo molto in considerazione. Già nella stagione precedente, quella dello scudetto 1982-83, gli aveva fatto fare la sua prima panchina in A, alla terz’ultima giornata, in casa contro l’Avellino. La stessa squadra contro la quale lo aveva fatto esordire (con tanto di gol) in Coppa Italia il 14 aprile 1983.

Poco più di un anno dopo, il 6 maggio dell’84, Baldieri esordisce anche in A, in Catania-Roma 2-2. I giallorossi sono ormai con la testa alla finale con il Liverpool, ma lui no, perchè sa che in quella partita si può mettere in mostra. E ci riesce, tanto che il terzino dei siciliani che quel giorno lo marcava, Claudio Ranieri (si, proprio lui), ad un certo punto, in romanesco, gli dice: “A ragazzi’ ma perché non cambi fascia?”.

Dopo quella presenza e la delusione con il Liverpool la Roma lo manda “a farsi le ossa” (come si diceva allora) al Pisa e dopo due stagioni lo riprende per inserirlo nella rosa della prima squadra, che con Eriksson e Sormani in panchina ha appena perso la corsa alla scudetto contro il Lecce.

E’ l’estate dell’86 e nel campionato che sta per iniziare Baldieri colleziona 14 presenze e 3 gol. Troppo poco. Così riparte per la Toscana, stavolta in direzione Empoli. Alla Roma tornerà nella sola stagione 1989-90, quella del Flaminio e di Radice, nella quale giocherà 11 partite di campionato senza segnare mai. E la sua avventura con il giallorosso della Roma addosso finisce lì. Poco dopo, tra il 1991 e il 1995, ne vivrà un’altra bellissima con un’altra maglia giallorossa, quella del Lecce. La squadra con la quale ha giocato di più in carriera e di quella città nella quale è rimasto a vivere dopo aver smesso con il calcio. A Lecce si è poi dedicato alla produzione del gelato artigianale e alla pesca, una delle sue grandi passioni.

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