STORIE GIALLOROSSE di Franco BOVAIOTOP

STORIE GIALLOROSSE… Il centrocampo secondo Matteo

di Franco BOVAIO – Matteo Brighi, prima nella Roma di Spalletti e poi in quella di Ranieri, è stato sempre considerato come il primo cambio della coppia regina del centrocampo di quei tempi Pizarro-De Rossi. Perché lui, duttile ed esperto come era, i ruoli di quella zona del campo sapeva ricoprirli davvero tutti. Per questo ha giocato ben 405 partite in Serie A, grazie alle quali è tra i primi sessanta nella classifica dei più presenti di sempre insieme a Giorgio Ferrini, Diego Fuser e Beppe Savoldi.

Di queste 405 partite ne ha disputate 108 con la maglia della Roma, con la quale ha giocato dal 2007 al 2011 vincendo una Supercoppa di Lega, una Coppa Italia e sfiorando due volte lo scudetto. Prima con Spalletti nel 2008 e poi con Ranieri nel 2010. In totale, pur partendo sempre come riserva, con la Roma è riuscito a giocare ben 141 partite con 13 gol. Che non sono proprio né pochissime né pochi, considerato il ruolo che ricopriva in campo. Di queste reti si ricordano spesso le due che ha fatto in Cluj-Roma 1-3 del 26 novembre 2008 in Champions e quella successiva che ha segnato al Bordeaux, perché sono servite a far qualificare la squadra come prima del girone della coppa europea più prestigiosa.

La Roma lo aveva preso dalla Juventus già nel 2004, nell’ambito della trattativa che aveva portato Emerson in bianconero, ma poi lo aveva lasciato in prestito al Chievo per tre stagioni. In Veneto Brighi si era confermato come uno dei centrocampisti giovani più interessanti del campionato, mantenendo le promesse e le speranze che lo avevano accompagnato fin dagli esordi. Tanto che nel 2001, subito dopo il suo approdo in A nel 2000, ad appena 19 anni, con la Juventus, era stato inserito tra i cento giovani calciatori più forti del mondo dalla rivista sportiva spagnola “Don Balon” ed era diventato anche uno dei calciatori più forti di molti videogames di quel periodo.

Nelle sue stagioni in giallorosso, per fortuna, i tifosi della Roma hanno potuto apprezzare tutto il suo valore reale, non solo quello virtuale, buono per la playstation. E per questo, di lui, conservano ancora un ottimo ricordo.

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