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ROMA-SAMPDORIA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

di Diego ANGELINO – Vincere la prima del nuovo anno: opportunità troppo spesso trascurata dalla Roma e ieri, per fortuna, colta.

Piove, contro la Sampdoria: altra consuetudine. C’è Sir Ranieri sulla panchina ligure, bravo a togliere spazi alla Roma ma agevolato dal signor Chiffi: il rigore su Mkhitaryan, dopo pochi minuti, avrebbe potuto indirizzare da subito la partita.

Mkhitaryan, il migliore per continuità nel match, seguito a stretto giro da Pellegrini e Villar. Un trittico che crea gioco in una Roma priva della spinta di Spinazzola.

Quagliarella e Verre sono mobili ma ben controllati dal terzetto difensivo dove spicca Mancini, seppur Smalling vada anche vicinissimo al goal cogliendo la traversa.

La prova di Villar oscura in qualche modo il lavoro sempre prezioso di Veretout, con Dzeko che – come contro il Cagliari – non sembra nella sua giornata migliore. Ecco però il numero 9 prima scaldare i motori con due colpi di testa e, poi, trasformare in oro il fendente di Karsdorp.

Una respinta a mano aperta di Pau Lopez è l’unica reazione della Sampdoria fino alla scelta di Fonseca di togliere un centrocampista (Pellegrini) per mettere una punta (Perez): da quel momento pallino nelle mani della Samp, con la Roma che non riesce a sfruttare le ripartenze per il rassicurante 2-0.

Non ce n’è per fortuna bisogno: non serve neanche l’espulsione di Tonelli, meritevole del secondo giallo, ovviamente mancante. Vincono davanti e soprattutto (Napoli e Atalanta) dietro, ma i giallorossi mantengono la posizione, sempre in attesa (meglio, nella speranza) di poter recuperare il punto di Verona.

A Crotone – calabresi ultimi – va sfatata, come fatto ieri, la beffa dell’Epifania: nel mese del mercato di riparazione, tutta la vita con le parole di Dzeko (“la squadra si può migliorare”) rispetto a quanto detto da Fienga (“la squadra è già forte”).

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