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ROMA-VERONA. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI

Ci sarebbe decisamente piaciuto, per più di una ragione, arrivare a questa partita parlando solamente della elevata soglia di difficoltà che la stessa presenta; sull’importanza che il risultato avrà, in ogni caso, sulla classifica della Roma e, da appassionati di calcio, sull’interesse che scaturisce dal vedere da vicino il sistema di gioco degli uomini di Juric, uno dei più bravi fra i tecnici dell’attuale Serie A: lo dice la classifica, lo spiegano alcuni numeri in particolare, a cominciare dai pochissimi gol presi da Silvestri, 18. Solo la Juventus ne ha presi così pochi, Inter e Milan 23, per dire. 

Invece, si arriva al fischio iniziale di Piccinini con lo strascico di chiacchiere, illazioni, ipotesi di mercato sempre meno probabili con altre che spuntano all’improvviso per il non convocato Edin Dzeko. Speculazioni varie, per usare un termine divenuto ormai abituale per Paulo Fonseca.

Ancora una volta, come ogni volta del resto, in mezzo sta la Roma, i cui destini alla fine, perlomeno finché saranno qua, dovrebbero stare a cuore anche a Fonseca e Dzeko, nella medesima misura; non solo ai tifosi, ai Friedkin o a giocatori come Lorenzo Pellegrini, per capirci. 

Ci aspettano certamente giorni dirimenti per quanto riguarda forse i destini, almeno fino alla chiusura del mercato domani; certamente gli umori e i conseguenti rapporti, perché se Dzeko dovesse restare ci sarebbe bisogno di un passo reciproco di riavvicinamento da parte di entrambi. Quantomeno per la civile convivenza tecnica e per la salvaguardia degli obiettivi. 

Quante cose e quanti destini dipendono dal risultato di stasera, a pensarci. Non dimenticando che gli esiti della serata possono appiccicare o scollare le terga di Fonseca dalla panchina: in questi giorni la questione era stata accantonata ma resta di attualità stringente, con gli equilibri cangianti di partita in partita. 

Mezz’ora, tre a zero: nemmeno nella più ottimistica delle previsioni. Pau Lopez una presenza turistica tra i pali; gli uomini di Juric presi d’infilata a più riprese per vie centrali. 

Fondamentale il raddoppio dì Mkhitaryan, subitaneo e michelangiolesco per la nitidezza della conclusione. Unica nota stonata del primo tempo: il cartellino a Pellegrini, pregiudicante in vista della Juventus. 

Un mandato emotivo, da trasfondere alla squadra nell’intervallo: tornare in campo per la ripresa come se si ricominciasse da zero a zero. 

Su una cosa si poteva scommettere: il ritorno agonistico del Verona, nonostante tutto. Detto, fatto: la riaprono, o ci provano, col subentrato Colley, anche perché la Roma è un po’ più lunga e sbaglia qualcosa in avanti. Ma poi, anche il possesso palla più conservativo con Cristante, la Roma si prende una vittoria mai in discussione: se è importante per la classifica, per l’autostima è fondamentale. 

Da domattina, un concetto deve essere chiaro come acqua di fonte: chi non rema dalla parte della causa comune non ha così a cuore le sorti della Roma. 

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