STORIE GIALLOROSSE di Franco BOVAIOTOP

STORIE GIALLOROSSE… Lo chiamavano “Cavallo Pazzo”

Roberto Scarnecchia correva sulla fascia e in pochi gli stavano dietro, mentre i suoi lunghi capelli ricci svolazzavano al vento come la criniera di un cavallo. E dato che in quegli anni ’70 il western andava ancora di moda al cinema grazie all’indimenticabile Sergio Leone, a molti ricordava l’icona di un celebre capo indiano di quella epopea: Cavallo Pazzo. Così questo divenne il suo soprannome, che lo contraddistinse per tutta la sua carriera di attaccante di movimento e di fascia, di appoggio e assist, di sapienza tattica e impegno costante.

Romano e romanista, per i tifosi giallorossi divenne un idolo, anche perché nella Roma era cresciuto fino ad affermarsi in prima squadra, con la quale aveva esordito in A nel 1977 e giocato poi fino all’ottobre 1982. In quel periodo, infatti, il mercato di riparazione (come si chiamava a quei tempi) era ad ottobre, non a gennaio, come oggi e lui, credendo di essere chiuso nel suo ruolo da Chierico, B.Conti e dal nuovo arrivato Jorio, chiese alla dirigenza di essere ceduto al Napoli. Una scelta della quale si pente ancora oggi, come ci dice sempre quando lo incontriamo in uno dei suoi tre ristoranti romani, visto che alla fine di quella stagione 1982-83 la “sua” Roma divenne Campione d’Italia. “Ma ero ancora troppo giovane e avevo voglia di giocare” ricorda.

Liedholm per lui stravedeva, tanto che quando tornò al Milan nel 1984 lo rivolle con se. In giallorosso ha giocato 71 partite di campionato e segnato 3 gol. A testimonianza di quanto i tifosi sono rimasti legati al loro “Cavallo Pazzo” va ricordato che nel 2017 gli è stato consegnato il Premio “Sette Colli” riservato alla bandiere giallorosse.

(Rubrica a cura di Franco BOVAIO)

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