CAMPIONATOSTORIA DI IERI di Diego AngelinoTOP

SASSUOLO-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

Non mi aspettavo onestamente nulla di più, ma veder materializzare i presentimenti è sempre molto spiacevole.
Vedo la Roma, con cognizione di causa, da circa trentun anni: ho perso il conto delle volte in cui ho letto “ora tutto sulla coppa” piuttosto che “ora il nostro scudetto è il quarto posto”.

È per questo che sono preoccupato per l’epilogo di questa stagione, nel quale vivo la sfida all’Ajax con la sola incosciente speranza del tifoso, mentre l’aritmetica delinea una distanza difficilmente colmabile dalla zona-Champions.

La Roma ha problemi, assenze, nazionali, etc.: invece il Sassuolo? Ne ha forse di più, anche considerando la disparità delle risorse a disposizione dei due allenatori.

Ma i primi 20’ sembrano quelli vissuti con il Milan, o con il Napoli: spazi e occasioni per gli avversari, fino a quando Fonseca – spinto anche dalla “disperazione” di qualche suo giocatore, stanco di subire Boga manco fosse Garrincha – non passa a un più ordinario 4-4-2.

Più equilibrio per la Roma, che vive comunque – in sostanza – delle sole folate di Spinazzola, propositivo in avanti quanto in difficoltà difensivamente, vedi goal di petto (sic) dell’1-1. Il Sassuolo – premesso che mai vorrei De Zerbi – tiene il pallino del gioco, dando sempre l’idea di avere un’identità precisa.

Il clima è da basso impero, i numeri della Roma in campionato – tra goal subiti e mancanza di reti degli attaccanti – non fanno certo ben sperare, l’allenatore va in tv e si dice sostanzialmente soddisfatto della prova (sic), oltre a esordire nel saluto a Sky con un “arrivederci”, lapsus quanto mai freudiano.

Non ci si può certo accontentare di un paio spunti di Carles Perez, di alcune parate di Pau Lopez o, peggio ancora, della rete di Bruno Peres, emblema di una calcistica mediocrità da cui la Roma deve rifuggire al più presto.
Mediocrità palese anche in Pairetto jr, che passa il recupero a redarguire la panchina del Sassuolo, salvo poi bloccare Veretout in procinto di battere l’ultima punizione del match.

La “degna” conclusione di un pomeriggio in cui, più che la rabbia, prevale la rassegnazione.
Buona Pasqua, comunque, a tutti voi.

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