STORIE GIALLOROSSE di Franco BOVAIOTOP

STORIE GIALLOROSSE… Più Marquinho che Marco Antonio

Di Franco BOVAIO – A Roma Marco Antonio è un nome importante. Pensiamo, ad esempio, a quello che di cognome faceva Colonna perché apparteneva ad una delle famiglie nobili più importanti dello Stato Pontificio. Anche se il suo nome era tutto unito, Marcantonio. Un condottiero, una dei vincitori della battaglia di Lepanto. Un uomo vincente. Forse è anche per questo che molti pensarono di trovarsi di fronte ad un calciatore importante e di grande personalità quando, il 30 gennaio del 2012, la Roma prese un brasiliano che si chiamava proprio così, Marco Antônio (e poi de Mattos Filho), detto comunemente Marquinho. Come avviene un po’ per tutti i Marchi del Brasile.

Un esterno sinistro di centrocampo, adattabile anche come terzino sulla stessa fascia, perché mancino naturale. La Roma lo prese in prestito dalla Fluminense, con un diritto di riscatto fissato a 4,5 milioni di euro. E lui fece di tutto per farsi riscattare, giocando abbastanza bene quei primi mesi in giallorosso, nei quali dimostrò di avere una grande adattabilità e in cui segnò 3 gol nelle 15 partite che giocò della seconda parte del campionato 2011-12. Così la Roma lo riscattò e nella stagione seguente (2012-13) Marquinho, di partite ufficiali, ne disputò 30, segnando 4 gol, che gli valsero la conferma in organico anche per quella successiva. Almeno fino al 31 gennaio del 2014, quando chiuse i suoi due anni in giallorosso dopo 56 partite ufficiali e 7 gol perché venne ceduto in prestito al Verona. Da quel giorno alla Roma non tornò più, lasciando a molti il dubbio se fosse o meno un giocatore più forte di quello che si era visto. Di sicuro non era quel Marco Antonio di grande personalità, capace di emulare le gesta rinascimentali del Colonna e di condurre, così, le schiere giallorosse alla vittoria, che molti avevano sperato di aver trovato in quel mercato invernale del 2012 al termine del quale era arrivato nella Capitale. Dove, tra l’altro, nella stagione 2012-13 visse un rapporto molto turbolento con Zeman, al quale si rivolse in modo non proprio amichevole dopo che quest’ultimo lo aveva appena sostituito nella trasferta di Catania. “Togli Balzaretti, non me che mi sono fatto il culo” gridò mentre usciva dal campo all’indirizzo del boemo, che non lo convocò nemmeno per la partita seguente. Il quarto di andata di Europa League a Firenze. Insomma, a Roma abbiamo visto più Marquinho che Marcantonio!

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