DIVAGAZIONI ROMANISTETOP

DIVAGAZIONE ROMANISTA… Mourinho è servito

Di Franco BOVAIO – Roma, Terrazza Caffarelli, esterno giorno. Caldo, molto caldo. E’ qui e così che inizia la sceneggiatura di un film che potrebbe intitolarsi “Un portoghese a Roma”. protagonista assoluto, ovviamente, José Mourinho. L’uomo per il quale è stata messa in piedi questa conferenza stampa di presentazione in uno dei luoghi più suggestivi della Capitale. Il primo, vero, allenatore della presidenza Friedkin, che festeggerà un anno alla guida della società il prossimo 17 agosto.

L’esordio, però, è riservato al ds Thiago Pinto, che alla fine, a leggere bene le parole di giornata, dice quelle che interessano di più ai tifosi: “Faremo una squadra all’altezza di Mourinho”. Boom! Qui cominciano i sogni di quella fiera delle illusioni che si chiama “calciomercato”.

Poi tocca a lui, lo “Special One”, che è furbo ed esordisce così: “Prima di tutti ringrazio i tifosi, che mi hanno accolto alla grande e con tanto affetto anche se ancora non ho fatto nulla. Solo sulla fiducia. Con loro sono già in debito”. Ci sta.
Quindi mette subito un concetto al centro del suo progetto: “La Roma va migliorata perché è arrivata settima, ma potremo farlo solo con il tempo e con il lavoro”. Tempo e lavoro. Sono tutti avvisati. E chi vuole capire capisca. Anche perché, per ribadirlo, dice subito: “Io non sono venuto a Roma in vacanza o per la bellezza della città, sono venuto a lavorare. E dato che alle 16 ho l’allenamento posso andare via?”. Poi si alza e fa per andarsene davvero, tra l’ilarità generale.

L’atro concetto fondamentale è quello del tempo, perché lui non è venuto per vincere subito, ma per riuscirci nel termine di tempo fissato dal suo contratto, tre anni. Perché “se uno vince ma poi non ha i soldi per pagare gli stipendi diventa tutto inutile. La società non vuole successi oggi e problemi domani”. Una dichiarazione in piena sintonia con la linea della Roma dei Friedkin.

Ma la sua voglia di vincere a Roma e con la Roma, è tanta. Come si capisce quando risponde a chi gli chiede come si vede fra tre anni: “Festeggiando!”.

Sul mercato non si sbilancia. Anche se dopo aver elogiato e coccolato Calafiori, si rivolge a Thiago Pinto e gli dice: “Direttore, ci serve un terzino sinistro”. Come è ovvio che sia, visto quello che è successo a Spinazzola.
Sugli altri giocatori della Roma non si sbilancia, anche se elogia Cristante: “Sarò antipatico ma non condivido con voi quello che faccio all’interno. Ne parlo prima con i giocatori che con voi. Siamo felici di avere due giocatori in Nazionale e in finale all’Europeo. Per noi è un orgoglio che possano tornare magari come campioni d’Europa. I miei giocatori sono i miei giocatori. Cristante dimostra il talento che c’è in questa Nazionale, Mancini lo rispetta molto, ogni volta nei momenti di difficoltà lo guarda. Ha una personalità di squadra fantastica e lo aspetto a braccia aperte”.
A chi, poi, gli fa i nomi dei grandi che lo hanno preceduto sulla panchina giallorossa, Liedholm e Capello, tanto per citare chi ha vinto lo scudetto, risponde che i paragoni non gli piacciono. E lo stesso vale quando si parla di Inter, perché nella storia nerazzurra “nessuno può essere paragonato a me o ad Helenio Herrera”. E anche Conte è servito.
Lui è Mourinho, uno che ha vinto tutto ovunque è andato e che per questo si dice “vittima delle mie vittorie, perché se Mourinho vince poco, quel poco per tutti è niente, mentre se quel poco lo avessero vinto altri allenatori sarebbe tantissimo. Scudetto con Chelsea, 3 coppe con lo United, una finale con il Tottenham. Quello che per me è un disastro magari qualcuno non l’ha mai fatto nella vita”.

Alla Roma il suo obiettivo è: “Vincere la prima partita ufficiale. Poi penseremo alla seconda. Questa società e questa squadra devono migliorare ogni giorno. C’è tanto lavoro da fare. Voi parlate sempre di titoli, noi parliamo di tempo, progetto e lavoro. I titoli arriveranno, la società vuole arrivare lì”. Tanto per ribadire i concetti di prima.

L’impressione che abbiamo ricavato dalla sua conferenza, per quello che conta, è di un Mourinho determinato e deciso ad alzare qualche trofeo con la Roma. Un Mourinho che sa bene che, in questo caso, avrebbe compiuto l’impresa della sua carriera. Quella che gli darebbe la gloria eterna nella città eterna.

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