RASSEGNA STAMPATOP

DE ROSSI “Lascio la Nazionale, ora voglio allenare”

(GAZZETTA.IT) “È stata una scelta difficile ma lascio la Nazionale”. Poco più di un mese dopo la trionfale esperienza agli Europei di calcio, Daniele De Rossi annuncia l’addio allo staff azzurro di Roberto Mancini. Ha già da giorni avvertito il tecnico, la Federazione e i colleghi dello staff con cui ha vissuto emozioni fortissime. In una lunga e intensa intervista a Sportweek in edicola domani con la Gazzetta dello Sport, l’ex romanista spiega le motivazioni di una decisione presa a malincuore: “È stata una scelta difficile perché mi sono trovato splendidamente con tutti. Io ho dato loro forse un 1 per cento e loro in cambio mi hanno permesso di vivere un’esperienza indimenticabile. Sarò sempre debitore verso la Nazionale. Però ho chiaro cosa voglio fare: allenare. E per quanto possa sembrare strano, visto che ho solo 38 anni e non mi sono mai seduto in panchina, mi sento pronto. Continuare con la Nazionale, aspettando la prima panchina che si libera, non avrebbe senso e non sarebbe corretto verso la Federazione e verso Mancini che con me si è comportato in modo fantastico”.

CONTRIBUTO— La Nazionale perde così uno dei suoi protagonisti che era stato capace di entrare in punta di piedi nel gruppo azzurro, ma di dare subito il suo forte contributo non solo come collaboratore del tecnico ma nel rapporto con i giocatori. Restano negli occhi i fotogrammi in cui De Rossi si scalda con i giocatori prima della finale, quando prende sulle spalle Spinazzola infortunato per portarlo sotto la curva e quando nello spogliatoio festeggia con gli azzurri tuffandosi su un tavolo… Nelle numerose pagine del servizio di copertina del nostro settimanale, corredate da foto in Nazionale e della sua carriera, De Rossi si racconta a 360 gradi. È l’occasione per ripercorrere la grande cavalcata europea partendo dal momento in cui si è materializzata la possibilità di legarsi allo staff di Mancini, il rapporto che lo ha legato a lui e gli insegnamenti ricevuti. “A volte in giro c’è un po’ di “fenomenite”. C’è chi parla di calcio come se fosse una cosa per scienziati. Mentre i maestri veri, come Mancio, lo semplificano”.

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