AS ROMATOP

MOURINHO “Tanto lavoro, ma adesso arriva il momento che piace a tutti”

Torna a parlare Josè Mourinho: il tecnico giallorosso ha rilasciato un’intervista al canale Youtube del club, all’antivigilia dall’esordio in Conference League contro il Trabzonspor. Queste sue parole:

Sabato sera si è chiuso il precampionato della Roma e siamo entrati nella settimana che segna l’inizio degli impegni ufficiali. Che bilancio può fare di questi primi 40 giorni di lavoro?

Tanto lavoro. Sono molto contento. Sono state settimane di tanto lavoro, però fa piacere quando tu hai tanta gente che vuole lavorare, che vuole migliorare, che ha grande motivazione, che ha una voglia di fare bene. Non parlo semplicemente dei giocatori, ma parlo di tutti quelli che hanno fatto parte di questo precampionato. Le temperature, come tutti sappiamo, erano difficili, le condizioni per lavorare erano difficili per migliorare fisicamente, migliorare tatticamente e imparare a giocare come squadra. Allo stesso tempo parliamo anche di organizzazione dei diversi dipartimenti interni del club, intorno alla squadra, senza dimenticare un mercato super difficile, tanto lavoro per il direttore, per gli scout e la proprietà. Tanto lavoro, però adesso arriva il momento che piace a tutti, perché anche se io sono uno a cui non piace la parola amichevole – le partite sono partite- abbiamo cercato di prendere questo come una motivazione per tutti. La verità è che a punti si gioca domenica contro la Fiorentina ed è anche più difficile giocare ad eliminazione giovedì in Turchia. Questa è la pressione positiva che voglio io e che vogliono i giocatori, e anche i tifosi si divertono molto di più con le partite vere.

Partiamo dagli allenamenti: pochi giorni di riposo e alta intensità. A giudicare dai post, è sembrato molto soddisfatto del lavoro del gruppo. Quanto le piace guidarlo? 

Mi piace tanto. Non posso dire molto di più. Mi piace tanto. Penso che l’organizzazione del lavoro sia piaciuta a tutti, abbiamo lavorato ad alta intensità, perché è questa la nostra filosofia, è così che capiamo il lavoro. Alla fine giochi come ti alleni, e ti alleni come giochi. Vogliamo giocare con intensità ovviamente, abbiamo fatto questo ogni giorno. Però c’è anche un lavoro più invisibile, più difficile da capire per voi fuori, che è stato un lavoro di palestra, di prevenzione, di recupero. Abbiamo avuto sempre delle grandi preoccupazioni nel cercare una direzione con belle sensazioni e abbiamo tanta gente che sta lavorando insieme ai giocatori all’interno, ai preparatori atletici, al dipartimento medico, con cui abbiamo un rapporto molto buono a livello di programmazione degli allenamenti. Penso che anche i giocatori sentano questo, il lavoro è duro, però allo stesso tempo sentono questa organizzazione dietro di loro. Credo che abbiano questa sensazione, possiamo arrivare fino in fondo e lavorare veramente intensamente perché tutto è sotto controllo.

Quanto è stato importante lavorare in Portogallo, vivere a stretto contatto?

Questi 15 giorni sono stati buoni per iniziare ad avere un primo contatto, io per conoscere loro e loro per conoscere me. Siamo stati insieme per qualche giorno, non solamente allenandoci, siamo rimasti qui a cena e a dormire per qualche giorno, esattamente per accelerare quel processo. Il Portogallo è stato fondamentale. Non perché è la mia casa, ma perché siamo stati insieme 24 ore su 24, praticamente due settimane e lì si capisce tanto. Lì siamo usciti come squadra dal punto di vista tecnico-tattico meglio, principalmente come gruppo abbiamo avuto una conoscenza più profonda e questo è fondamentale, perché alla fine questa è la famiglia. Se arriviamo alla fine del campionato capiremo che siamo stati più tempo con questa famiglia che con quella di casa, di sangue e dobbiamo sentirci così. La squadra è veramente unita.

Con lei è arrivato anche un nuovo staff che si sta integrando con i collaboratori già presenti a più livelli. Quanto è stato importante il loro contributo?

Da solo è difficile. Mi piace la gente che ha delle capacità e motivazioni grandi per lavorare insieme. Siamo arrivati, come dico adesso, nel calcio sembra che ogni allenatore arrivi in un pullman pieno di collaboratori, noi siamo arrivati in una piccola auto perché siamo pochi, ma adesso siamo tanti. Abbiamo preso gente della casa, gente con capacità, gente con voglia di imparare e di imparare a lavorare con me, che è una cosa diversa. Abbiamo dato opportunità anche a gente giovane dell’Accademia, al preparatore atletico che è venuto dalla Primavera per la prima squadra. Questo è il nostro modo di lavorare, non mi piace dire che ho bisogno di 10, 12, 15 persone, ma mi serve uno per ogni dipartimento che mi può aiutare a implementare una filosofia di lavoro. Poi serve gente con capacità, che merita un’opportunità. Ora sono felice, oggi non posso dire “Il mio staff di 5 collaboratori”, ma oggi esiste uno staff con 20 collaboratori. Sentiamo questa unità come squadra, è importante per noi come staff tecnico ma anche per un club, perché un giorno sarà la Roma senza José e quando questo giorno arriverà vogliamo lasciare quello che facciamo sempre in ogni club, che è una struttura sempre super organizzata. Speriamo che la Roma senza José non arrivi presto, speriamo che sia tra tanti anni.

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