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ROMA-FIORENTINA. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI

I complimenti a Vincenzo Italiano da parte di Mourinho non erano soltanto di prammatica, nella conferenza di ieri; c’era anche un apprezzamento autentico e a quello si sono legate le sue considerazioni sui tifosi e il suo invito rivolto a questi ultimi di “giocare”, non solo di sostenere. 

Aveva detto che avrebbe cambiato poco, anche in considerazione del ritorno di Conference League di giovedì prossimo. In effetti opera solo una variazione: la più attesa e al tempo stesso la meno prevista, ossia Tammy Abraham dal primo minuto. 

Copione iniziale: l’intensità dei viola, il raziocinio della Roma nel non avere fretta di impostare, anzi lasciando il pallino a Pulgar e compagni nel primo terzo di campo. Ovviamente l’espulsione di Dragowski dopo 17 minuti è stata un episodio che ha stravolto la partita della Fiorentina (che però ha mantenuto pericolosità e identità, complimenti a Italiano), però già con i gigliati in undici Abraham aveva dato la sensazione di essere l’uomo in più, per la soglia di pericolosità costante nell’area dei toscani e per la rapidità nelle scelte in chiave offensiva, come dimostra l’assist a Mkhitaryan in occasione dell’uno a zero. 

Nel primo tempo, interpretato da due squadre diversamente propositive, ma entrambe costruttive nel manifestare la propria identità. 

A ridosso dell’ora di gioco, quando la Viola meritatamente pareggia con Milenkovic, le squadre sono già in parità numerica, perché sette minuti prima Zaniolo si cerca, trovandolo, il secondo cartellino: su questo aspetto deve lavorare, perché così ha sporcato una partita di sostanza. Altrettanto meritato il nuovo vantaggio romanista, ancora con un movimento devastante di Abraham, in combinazione con Mkhitaryan e finalizzazione di Veretout da sinistra. Roma ancora una volta cinica nel recupero palla. 

Ovazione, come se fossero sessantamila gli spettatori, quando Abraham affaticato – te credo – lascia il posto a Shomurodov. Nell’ultimo terzo di gara, la Roma evidenzia maggiore lucidità, tenuta atletica e qualità da rivendicare: proprio il nuovo entrato serve un pasticcino mandorla e cioccolato in corridoio per la doppietta di Veretout. 

Applausi per tutti, menzione di merito per Rui Patricio, il guardiano del faro e, sin dalla scelta iniziale, giù il cappello per José Mourinho, per come la Roma porta a casa questa difficile partita. 

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