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NATI OGGI… Il Maestro Giallorosso

Oggi, nel giorno del suo compleanno, per ricordare il Grande Maestro Ennio Morricone e per onorare la sua memoria vi proponiamo una intervista fatta a marzo 1985 per la nostra rivista dall’amico Alberto Mandolesi. Ci mancherai, Maestro, ma la tua musica per fortuna, rimarrà sempre con noi…


IL MAESTRO GIALLOROSSO di Alberto Mandolesi

Compositore di colonne sonore tra le più apprezzate al mondo, Ennio Morricone svela i suoi trascorsi di fede calcistica: «Da bambino dicevo di essere laziale; mio padre mi chiamò e mi disse: non ti vergogni? Da allora…»

Ci riceve nel salotto della sua splendida casa romana, situata proprio al centro della vecchia città, da cui si possono vedere ruderi e monumenti, attuali testimoni di una civiltà tra le più grandimai esistite. Così, appena entrato, mi guardo intorno, e mi tuffo in questa incredibileatmosfera resa ancora più magica dallapresenza, al centro della stanza, di un pianoforte a coda, quello su cui, probabilmente, ha composto delle musiche che resteranno anch’esse eterne.

Brani come «Giùla testa», come«Metti una sera a cena», o come«Sacco e Vanzetti», non sono solamente delle stupende colonne sonore, madelle melodie che fanno parte della storiadel cinema. Ennio Morricone siede alla miadestra, ed attende con una certa curiositàle domande che sto per rivolgergli, consapevole del fatto che questa intervista, nontrattando solamente di musica, ma soprattutto di calcio (e di Roma in particolare)sarà decisamente informale.

– Maestro, come è nata la passione perla Roma?
«A dire la verità, da bambino, quando andavo ancora alle elementari, mi dichiaravo tifoso della Lazio. Un giorno, non so come, mio padre venne a saperlo e mi convocò: “Mi hanno detto che simpatizzi per la Lazio. È vero?” lo risposi di sì, allora lui replicò, con aria severa: “e non ti vergogni?”. Io abbassai la testa, ci pensai un po’ su, e da quel momento diventai romanista…».

– Un aneddoto davvero divertente. Edin che modo vive, adesso, il Morricone tifoso della Roma?
«Come tutti gli altri tifosi: soffro quando vado allo stadio (non manco mai a nessuna partita) e poi il lunedì, prima di cominciare a lavorare, ci sono i commenti e gli sfottò d’obbligo. Ad esempio, ho avuto per tanto tempo un primo violino lazialissimo che adesso, persistendo nella sua fede, ha capito di essere destinato… al dolore eterno».

– Come mai un grande musicista come lei, non ha pensato di comporre un inno alla squadra del cuore?
«A dire la verità. qualche tempo fa mi venne proposto qualcosa del genere, ma preferii non farlo. Mi sembrava ingiusto privare Antonello Venditti di tale onore, perché il suo inno è davvero bello».

– A proposito di composizioni, le è mai capitato, dopo avere realizzato un lavoro eccellente, di temere di non potersi ritenere sempre all’altezza?
«No, piuttosto c’è un altro tipo di preoccupazione. Alle volte, quando mi viene offerto un nuovo lavoro, mi domando se riuscirò ad esserne degno, e di conseguenza nascono in me due differenti stati d’animo: divento triste. a causa dell’inquietudine, e contemporaneamente sono stimolato a dare il meglio. Il momento più bello, poi, è quando riesco a trovare le soluzioni».

– Come nasce Morricone autore di colonne sonore?

«Molti anni fa suonavo la tromba nelleregistrazioni di musica da film. Cosi fui stimolato a dedicarmi a questo tipo di lavoro,e cominciai a studiare composizione, cosache non tutti fanno, e mi diplomai. Da lì adiniziare a comporre musica da film, il passofu breve».

– E venne il successo. Quanto è importante, nell’affermazione del proprio lavoro, la fortuna?

«Molto, ma è ancora più importante saper gestire la fortuna attraverso la programmazione. Nella musica, come in ognilavoro serio, c’e poco posto per l’improvvisazione che, comunque, ha durata limitata››.

– Non esiste il periodo dell’appagamento in un uomo come lei che, dal proprio lavoro, ha davvero ottenuto tutto: dal successo alla notorietà, dalla giustificazione della critica, alla tranquillità economica?

«Assolutamente no. Anzi, ultimamentesi è fatto più vivo il desiderio di riprenderequel cammino musicale rimasto sospesodopo i 28 anni, cioè tornare a comporremusica classica. Nel cinema c’è l’applicazione della musica alle immagini. Comporre musica libera da questo vincolo significarealizzare qualcosa che nasce per se stessa, quindi completamente autonoma».

– È difficile trattare con i registi che, a ragione, si intromettono durante la realizzazione delle colonne sonore, e cercano di far lavorare i compositori nella direzione che hanno già in mente?

«È naturale che questo accada. Bisogna imparare a saper interpretare i desideridei registi per cui si lavora. Sergio Leone,ad esempio, è una persona splendida concui mi sono sempre inteso a meraviglia.Per rimanere se stessi anche in questo tipodi collaborazione, ci vuole soprattutto tecnica, sicurezza, fantasia e fede».

– Che tipo di colonna sonora tra quelle già composte applicherebbe alle partite giocate dalla Roma?

«Agli avversari di turno, dedicherei la musica del film “Giùla testa”, mentre per i giallorossi vedrei bene la musica di “Metti una sera a cena”».

– Come vede il futuro della squadra?

«Indubbiamente roseo, a condizione che, per la prossima stagione venga effettuata una oculata campagna acquisti. C’è bisogno ancora di qualche ritocco per essere grandissimi».

–Cosa pensa del presidente Viola?

«Non si discute: è bravo e capace. Lo ha dimostrato con i fatti. Da quando c’è lui alla guida, la Roma è diventata una società seria. Per Viola vale il discorso fatto in precedenza sulla fortuna ed il successo: possono pure accarezzarti per una volta, ma poi, se dietro non c’è la preparazione, tutto finisce».

– E dei ragazzi della Sud?

«Dovrebbero guardare un po’ più la partita, alle volte mi sembrano disattenti. Tuttavia sono simpatici e, per restare in tema, dal punto di vista “musicale”, mi sembrano molto preparati…».

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