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VENEZIA-ROMA. Il “Pagellario” di Franco Bovaio

Gli arbitri non devono mai essere un alibi. Altrimenti addio. Ma Aureliano, a Venezia, è stato l’ennesimo di loro che è andato in confusione in una partita della Roma. E, come quelli prima di lui, nel dubbio ha sempre deciso contro i giallorossi. Il rigore del 2-2 del Venezia è ridicolo, soprattutto se confrontato con quello non dato alla Roma contro il Milan per il famoso fallo di Kjaer su Pellegrini. Se è rigore a Venezia, è anche rigore a favore dei giallorossi contro il Milan. E tutta la direzione di gara di Aureliano è stata irritante. Come sono gli arbitri in questa stagione, nella quale ogni episodio uguale è valutato diversamente da ognuno di loro. Non ci stiamo capendo più nulla e così il campionato è falsato. Basta! Per piacere, basta! Altrimenti è meglio che anziché vedere le partite passiamo il tempo libero a fare altre, a questo punto più piacevoli, attività.

Detto questo, passiamo all’analisi della partita della Roma, sfortunata e mancante. Sfortunata per quelle piccole deviazioni in area e quei tiri usciti di un soffio (il salvataggio sulla linea in rovesciata sul 2-1, Abraham che sul 2-2 poteva riportare in vantaggio la Roma con un tiro che gira troppo ed esce di centimetri) che le impediscono sempre di fare gol. Mancante in tante cose, a cominciare dalla rosa, abbondante in avanti, risicata dietro e dall’imprecisione degli attaccanti. Ventisette tiri a Venezia producono solo 2 gol!

E mancante anche in Mourinho (5), che cambia modulo, optando per un 3-5-2 che ci convince di più del 4-2-3-1. Allora perché 5? Perché sul 2-2 lo ricambia e sbilancia la Roma mettendo dentro tutti gli attaccanti e finendo con il prendere 3 gol dall’attacco peggiore del campionato, che arriva a tirare anche 13 volte. Perché la sua Roma non sembra una squadra, ma un insieme di lupi affamati lanciati in duelli uomo contro uomo in ogni zona del campo che, però, alla fine, non riescono a muoversi da branco e a sbranare la preda. Perché si protesta troppo e, anche così, si irritano gli arbitri, che sono scarsi e presuntuosi e, proprio per questo, facilmente irritabili con chi gli fa notare che stanno sbagliando. Perché non può dire che Bruno Peres e Juan Jesus sarebbero stati utili. E perché, come Fonseca, anche lui ripropone Cristante (4,5) difensore centrale in quel secondo tempo che diventa un incubo pure per questo. Il suo non è un fallo da rigore (lo abbiamo scritto) ma il contrasto scomposto da cui nasce arriva anche perché lui non è un difensore centrale. Come dimostra pure la sua non marcatura su Caldara in occasione dell’1-0 del Venezia, che nel finale avrebbe potuto segnare il quarto gol in contropiede approfittando della sua lentezza. Insieme a Cristante affondano anche Mancini (5), che ormai è solo il fratello brutto del condottiero dello scorso anno e Ibanez (5), sempre più confusionario e arruffone. Kumbulla (4,5) centrale dei centrali è una delusione totale: sempre saltato dagli avversari, leggerino nei contrasti, incerto in tutto. Impresentabile, a questi livelli.

Un po’ meglio, ma solo per l’impegno e il senso tattico, Veretout (6). Uno dei pochi a salvarsi insieme a Shomurodov (6), che segna da opportunista e fa l’assist ad Abraham (7), il migliore: un gol da gran centravanti, l’ennesimo palo (il ragazzo è proprio sfortunato), tanto impegno e un rigore procurato e poi non dato. Che deve fare di più?

Male, invece, Karsdorp (5) ed El Shaarawy (5), i principali protagonisti del cambio di modulo. L’olandese, come contro il Bodo, è sempre libero, ma sbaglia sempre (ripetiamo, sempre) l’appoggio, il cross e l’assist, proprio come contro i norvegesi. Allora a cosa serve farsi trovare sempre libero se poi non concretizza? El Shaarawy, al quale Mourinho ha chiesto di fare il terzino come fece con Eto’o nell’Inter del triplete (l’esperimento ci piace e il ragazzo lo può fare), ha corso tanto, ma ha malamente sprecato la palla del 3-1 calciandola mosciamente addosso al portiere. Un rigore in movimento che uno come lui non può e non deve sbagliare. Un altro di quegli errori da cui è nata la sconfitta. E male pure Pellegrini (5), volenteroso, ma troppo nervoso e confusionario, forse anche perché ha un ginocchio malconcio. Inutili Carles Perez (5), che è pure sfortunato in quel tiro nel finale deviato alto di poco, con cui poteva regalare il 3-3 e Zalewski (5), che ha copiato paro paro Karsdorp. Senza voto Zaniolo e Borja Mayoral, mentre Rui Patricio (6) merita la sufficienza per le due strepitose parate nel finale e perché i tre gol che prende arrivano più per colpe dei compagni e dell’ineffabile Aureliano. Nome da imperatore romano, incapacità da arbitro emiliano.

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