A PRIMA VISTACOPPA ITALIATOP

INTER-ROMA. A PRIMA VISTA di Paolo MARCACCI

Se non stasera, quando? Nelle ore che hanno preceduto la vigilia c’è venuto da pensare questo, istintivamente: perché si trattava di una serata simbolica per ogni aspetto, a cominciare dal ritorno di Mourinho in una “casa” dove non potrà mai essere considerato un nemico; a malapena un avversario, ma sempre da salutare con i lucciconi agli occhi. Quindi un’impresa della Roma, in quella che era a tutti gli effetti da considerare come una sorta di finale anticipata, avrebbe costituito un’iniezione di stima robustissima, oltre che uno autorevole candidatura alla vittoria del trofeo.

Il primo tempo è una secchiata di acqua ghiacciata sulle nostre ipotesi, con una gestione della palla e degli spazi da parte di Mancini e Smalling che nemmeno un giallista scandinavo avrebbe saputo allestire in modo più inquietante.
L’Inter potrebbe raddoppiare subito, poi incanala la partita verso una gestione serena, che la Roma mette in discussione soltanto grazie a un paio di combinazioni tra Abraham e Zaniolo, giustamente ammonito nel primo tempo. Ammonito poi anche Mourinho, non abbiamo capito perché, ma non è la cosa che ci interessa di più.
Nota a margine: nel centrocampo dell’Inter fa un figurone Vidal, il che dà l’idea dell’intensità espressa dalla mediana romanista.

Secondo tempo, la facciamo breve: un’Inter distratta non viene quasi mai impensierita da una Roma che sembra stia gestendo un risultato che le conviene. Una sensazione, a margine, ma speriamo di sbagliarci: uno come Oliveira sembra un lusso, contro reparti di centrocampo tosti è qualitativamente elevati, se non ha accanto il partner giusto.

La Roma abbandona mestamente la Coppa Italia con un finale di gara in cui non vediamo nemmeno un fallo di frustrazione per l’incazzatura che immaginavamo doverosa. Stasera sono finiti i bonus per tutti e non per il risultato, che poteva starci; per l’atteggiamento. Per quello, non ci sono innocenti.