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UDINESE-ROMA. A PRIMA VISTA di Paolo MARCACCI

Tra l’inc – Udine e il martello, ossia il derby, per il quale la Lazio parte oggettivamente favorita. In mezzo, un Vitesse di giovedì, a sera inoltrata. Ma procediamo per gradi, cominciando dall’aria gelida del “Friuli” e dalla banda di Cioffi, fino a pochi mesi fa perfetto sconosciuto o quasi, rivelatosi subito bravo e soprattutto in grado di complicare la vita a qualsiasi avversario. 

Cosa fare con i diffidati, ci si chiede prima del fischio d’inizio dell’ineffabile Di Bello (con Mazzoleni al VAR)? Pellegrini e Zaniolo non si regalano a nessuno, in teoria; proprio per questo, in pratica, la loro assenza non si dovrebbe concedere ai biancocelesti, il pomeriggio del 20 marzo. Tutti bravi con i sofismi, però sembra la tipica situazione per la quale come si fa, si sbaglia. 

Con Zaniolo e Pellegrini entrambi titolari e con la coppia Cristante – Oliveira in mediana il primo tempo della Roma oscilla tra le incursioni friulane subite sulle destra e la fatica assoluta nell’innescare Zaniolo e Abraham per il poco o nulla in fase offensiva. Tradotto: quaranta minuti su quarantacinque di dominio dell’Udinese. 

Responsabilità di Rui Patricio sul gol di Molina? La sensazione è che non la veda partire. 

Tanti cambi, più che altro per cercare la giusta, nella Roma, a cominciare dall’intervallo. Il solo effetto sembra essere quello di aumentare il caos, fatte salve un paio di occasioni: un tiro a giro di Afena Gyan, un batti e ribatti con Marí che si erge a baluardo. Davvero poca roba, poca poca, con El Shaarawy e Zaniolo che proiettano, persino loro, palloni in curva quando crossano. Per il resto, Afena Gyan anarchico e falloso, Veretout anonimo, Shomurodov più timido del solito. Gli altri, vale a dire quelli che avevano iniziato la gara, erano andati pure peggio. 

Passo indietro, anche evidente, pure perché l’Udinese sfiora il raddoppio nel finale. 

Poi, come il lampo della poesia di Pascoli, arriva il rigore che Pellegrini calcia alla perfezione. Salvo il risultato, in parte, non la prestazione. 

Si arriva al derby con una Lazio oggettivamente favorita.