RASSEGNA STAMPATOP

Mourinho: “Roma, dimentica la storia e pensa solamente alla finale”

(CORRIERE DELLA SERA) L’operazione Tirana è partita, l’obiettivo è recuperare Smalling e Mkhitaryan per mercoledì sera. La buona notizia che viene da Torino è che Spinazzola e Shomurodov possono diventare armi in più nella finale che può durare anche 120 minuti (e nei tempi supplementari è concesso anche un sesto cambio) Mourinho, come premio per la vittoria di venerdì sera che ha già garantito la partecipazione alla prossima Europa League, ha dato un giorno libero a tutti.

La squadra si ritroverà stamattina a Trigoria con il morale alto e la situazione infortunati in evoluzione. Contro il Torino, nella ripresa, hanno dato il loro contributo Karsdorp e Zaniolo.

Il focus è su Mkhitaryan, l’unico rimasto a Roma per fare terapie, e su Smalling, che ha passato in panchina la partita contro i granata. L’armeno continua gli allenamenti differenziati e le sedute in piscina per recuperare dall’infortunio al flessore ella coscia destra, lesionato durante l’andata della semifinale contro il Leicester, il 28 aprile. Di sicuro, dopo un’assenza di quasi un mese, Miki non potrà giocare tutta la gara ma Mou lo vuole a tutti i costi.

La situazione di Smalling sembra più tranquilla: lo stop di Torino è stato precauzionale. Lo si capisce anche dalle dichiarazioni del difensore: “Quando giro per Roma, sin da quando sono arrivato, tutti chiedono di vincere qualcosa dopo così tanto tempo. Manca l’ultimo passo. Se cammini per la città, se entri nei negozi, sono tutti in fibrillazione. Posso solo immaginare cosa potrebbe significare tornare a Roma con un trofeo. I festeggiamenti sarebbero pazzeschi. Non vedo l’ora di scendere in campo e dare tutto“.

Al sito della Uefa ha parlato anche Mourinho: “Devi trattare una finale come un partita secca che porta pressione, tensione e senso di responsabilità. Dobbiamo solo pensare all’avversario che affrontiamo e dimenticarci la storia della Roma. Poi, ovviamente, sarebbe meraviglioso vincere per la città, il club e tutti noi. Se riuscirò a vincere quattro competizioni europee con quattro squadre diverse, non dimenticherò mai la prima: la Coppa delle Coppe 1997 come assistente di Bobby Robson al Barcellona. Ogni volta che mi sedevo accanto a lui in panchina mi sentivo orgoglioso“.