RASSEGNA STAMPATOP

Una marcia lunga 279 giorni

(IL TEMPO) Una cavalcata lunga 279 giorni. Quelli serviti a José Mourinho per conquistare la prima edizione della Conference League e sfatare un tabù che a Trigoria durava da 14 anni. Il percorso dello Special One nella nuova competizione europea ricalca quello della sua prima Roma, che nel corso della stagione è riuscita a farsi le ossa e diventare grande dopo un avvio in cui il gruppo ha alternato momenti di brillantezza a periodi in cui sembrava non rispondere più agli input del suo condottiero.

Dopo aver scaldato i motori nel turno preliminare eliminando il Trabzonspor – vincitore della Super Lig appena conclusa – il girone con Cska Sofia, Zorya e Bodo Glimt si è rivelato più complicato del previsto. Dopo un esordio col botto grazie al 5-1 rifilato all’Olimpico ai bulgari del Cska e al 3-0 in casa dello Zorya, la prima trasferta al Circolo Polare Artico ha messo in discussione il dominio giallorosso in un girone che sembrava già virtualmente chiuso. L’onta di Bodo e il 6-1 subito contro gli uomini di Knutsen rappresenta forse il punto più basso della stagione. Una batosta psicologica che ha influenzato i giocatori anche nel match di ritorno – 2-2 all’Olimpico – e che ha rischiato di mettere in discussione il primo posto nel girone. La certezza del primato è arrivata soltanto all’ultima giornata, grazie il successo per 3-2 in Bulgaria con il Cska.

Quella di Sofia può essere identificata come la gara della svolta, che ha consentito alla Roma di evitare lo spareggio con il Celtic Glasgow (eliminato dal Bodo nel doppio confronto) ed accedere direttamente agli ottavi di finale. La certezza di non pescare una delle squadre retrocesse dall’Europa League (e l’esclusione del Tottenham dalla competizione) ha garantito a Pellegrini e compagni un sorteggio benevolo, decretando come avversari gli olandesi del Vitesse. Una sfida che, anche in questo caso, ha riservato più di qualche insidia alla banda dello Special One: dopo una vittoria sofferta arrivata ad Arnhem per 1-0 grazie al gol di Oliveira – poi espulso – al ritorno soltanto un colpo di testa di Abraham al 90′ ha evitato i tempi supplementari ai giallorossi, passati in svantaggio dopo un gran gol di Wittek.

Il sorteggio dei quarti ha concesso a Mourinho l’opportunità di prendersi la rivincita sul Bodo-Glimt. Una sfida più accesa del previsto, caratterizzata dalla rissa scoppiata tra Nuno Santos e Knutsn dopo la sconfitta per 2-1 subita in Norvegia. Nella memoria collettiva però resterà soprattutto il 4-0 e lo spettacolo mozzafiato del match di ritorno, con più di 60mila romanisti a riempire lo stadio e la splendida tripletta di Zaniolo a rendere indimenticabile la serata.

Attimi magici, come quelli vissuti durante la doppia semifinale con il Leicester: dopo l’1-1 del King Power Stadium, la straordinaria cornice dell’Olimpico (arricchita dalla coreografia della Curva Sud) e le immagini dell’incornata di Abraham che ha portato la Roma in finale hanno fatto il giro del mondo. Proprio come stanno facendo quelle di Pellegrini che alza la Conference League sotto il cielo di Tirana dopo la vittoria sul Feyenoord. Finora il capitolo più bello della storia di Mourinho da allenatore della Roma. Tutti i tifosi si augurano che il meglio debba ancora venire.