CAMPIONATOSTORIA DI IERI di Diego AngelinoTOP

ATALANTA-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

di Diego ANGELINO – Ci risiamo: come Mourinho deve affidarsi al turnover per gestire il doppio impegno, per la Roma sorgono i problemi.

Era una sconfitta purtroppo prevedibile ma, non per questo, meno fastidiosa, indigesta, urticante. Soprattutto per come, alla fine, è maturata. 

L’Atalanta pressa, certo, ma non tira in porta: i giallorossi controllano la gara senza apprensione alcuna. La rimarcata prova di Zapata, si conclude senza tiri nello specchio del centravanti; il quale fa, indubbiamente, un importante lavoro spalle alla porta, sfruttando il fisico contro Llorente.

E’ un compito, quello di arginare il colombiano, che Mourinho dovrebbe affidare a Ibanez: ma non può, considerando i precedenti del brasiliano, autore di una prestazione obbrobriosa.

Da scuola calcio il primo goal, che complica il piano romanista di reggere un’ora prima di mettere i titolari affaticati da giovedì. Ibanez guarda il pallone anziché l’uomo, così come perde Palomino in occasione del 2-0. Per i cinefili, ieri sera quella del numero 3 giallorosso pareva l’aria di sorpresa/spaesamento dell’agente immobiliare di “Gallo Cedrone”. 

Azione del primo goal che inizia sì con un’ingenuità di Abraham: ma dopo la sua palla persa, ci sono almeno tre romanisti che fanno poco o nulla per evitare l’immeritato 1-0.

Molto più preoccupante il resto della partita di Abraham, cui nemmeno puoi dir nulla sull’impegno profuso: che il partner offensivo sia un negativo Solbakken o Dybala, la musica purtroppo non cambia. A Belotti bastano due minuti d’orologio dall’ingresso in campo per fare un movimento da attaccante e un assist.

Servizio dell’ex giocatore del Torino sfruttato al meglio da Pellegrini: il numero 7 dribbla e salta gli avversari, soprattutto arriva prima sul pallone. Basterebbe questa versione del Capitano – simile alla migliore della scorsa stagione – per le nove (speriamo dieci) partite che restano ancora da giocare per aiutare, molto, la Roma.

Al minuto 83 l’impressione è che la squadra di Mourinho abbia tempo e convinzione per pareggiarla: non avevamo fatto i conti, però, con l’infortunio di Rui Patricio, che non è nemmeno la notizia peggiore degli ultimi minuti di gara. 

Dopo quella giocata, che ha riportato alla mente quella di Antonioli nel 2001 col Perugia, c’è infatti un’entrata da codice penale di Palomino su Dybala (Abisso e Aureliano al Var: i soliti noti), davvero encomiabile nel restare in campo, su una gamba, per non far chiudere i suoi in 9. 

La Roma, infatti, era già in 10 per l’infortunio muscolare (non il primo) di Llorente, che riduce ancora il numero di centrali a disposizione di Mourinho in vista delle prossime (Milan, Monza, Inter) importantissime partite.

C’è anche il palo di Pellegrini (9 su 10 quella palla, dopo il legno, entra o va sui piedi di un attaccante che segna), che rimanda ancora il primo goal su punizione in questa stagione.

Sabato arriva il Milan: la Roma dovrà trovare nuove risorse sperando di non pagare un prezzo troppo alto agli infortuni. Con lo spauracchio di Orsato, secondo me arbitro che verrà designato per la contesa.