CAMPIONATOSTORIA DI IERI di Diego AngelinoTOP

ROMA-SPEZIA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

di Diego ANGELINO – Era una partita che poteva essere “segnata”: troppe le scorie di mercoledì, nella testa e nelle gambe; troppa la certezza che la coppia Maresca-Mazzoleni ci avrebbe messo del suo per ostacolare la Roma. 

Eppure la squadra di Mourinho riesce a battere lo Spezia dopo praticamente un tempo supplementare, a quattro giorni dalla gara più lunga della storia. 

Lo fa con forza, ribaltando il risultato subito in salita, creando e sprecando, rischiando l’1-2, perdendo calciatori, perdendo la pazienza.

Perché Maresca è, come di consueto, indisponente, oltre a emanare un’aria di prevenzione assoluta nei confronti dell’allenatore della Roma. 

Quindi servono forze insperate: la qualità di Zalewski, troppo spesso mancata quest’anno; gli inserimenti di Bove, sempre in grado di fornire una soluzione di passaggio; la vivacità di El Shaarawy, che un rigore se lo era guadagnato già nel primo tempo. La giocata, almeno una, di Wijnaldum, che resta comunque imperdonabile. 

E poi la commovente prova di Dybala: dopo Budapest avrebbe potuto chiamarsi fuori per problemi fisici. La gioca invece tutta, sommando alla qualità eccelsa la grinta del gregario, segnando un rigore comunque pesantissimo, quando i minuti nelle gambe erano già 90. 

A questi citati – non dimenticando comunque lo sforzo degli altri – va aggiunto Matìc, entrato in campo con la stessa sagacia, concentrazione e freddezza di sempre. 

Non poteva mancare la pessima notizia: i cartellini gialli sventolati ai diffidati Pellegrini e Dybala (che saltano la prima della nuova stagione) sono nulla rispetto al grave infortunio di Abraham, cui auguriamo la più rapida e migliore ripresa possibile. 

La Roma, ora, deve quindi ancor di più sbrigarsi: serve un dirigente che sappia usare al meglio ogni singolo centesimo rintracciabile tra le pieghe del bilancio e sfruttare le cessioni (e le plusvalenze) dei giocatori in rosa e dei tanti in giro per l’Europa.

Ma, ancor di più, urge un dirigente “politico”, che sappia firmare una tregua con la classe arbitrale e sia in grado di dar battaglia nei Palazzi dove regna lo status quo. 

Solo con questa consapevolezza da parte dei Friedkin ha davvero senso continuare il percorso con José Mourinho, che l’Olimpico ha nuovamente indicato come proprio, unico Condottiero.

È tutto per questa stagione: un grazie a chi ha avuto la pazienza e la bontà di seguirci. Appuntamento ad agosto!