ESCLUSIVASTORIA DI IERI di Diego AngelinoTOP

ROMA-FIORENTINA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

di Diego ANGELINO – Portiere para; centravanti segna; squadra vince. Potrebbe essere una massima del compianto Boskov: la semplicità del pallone, in barba ai nuovi “filosofi” del calcio.

Mezz’ora noiosetta ma ci sta; i punti sono pesantissimi, la rosa della Fiorentina è ragguardevole: Daniele Pradè, tolta l’infelice uscita verbale di ieri, è uno che ha sempre saputo lavorare bene e ha trofei in bacheca da esporre. 

Bello il duello tra Kean e Mancini: spallate, spinte, un colpo da rosso o da secondo giallo del 9 azzurro ma una lotta difensore-centravanti da calcio di qualche tempo fa.

Dovbyk segna – per carità – ed è il goal vittoria: però non si può non pensare alla tranquillità che avrebbe avuto la Roma nel portare a casa il successo, a centravanti invertiti. 

Anche perché il pur ottimo De Gea lo batti; Svilar, in questo momento, è davvero complicato superarlo: anche ieri, viene giustamente premiato come migliore in campo. 

Ranieri ripropone l’11 di Milano; sorprende molti la presenza ancora di Pellegrini: un tiro a lato, l’angolo da cui nascerà il goal, poi la sostituzione, con la Roma avanti. 

Passano i minuti nella ripresa e Ranieri toglie attaccanti (fuori Shomurodov, autore di un altro assist, stavolta senz’altro voluto) e aumenta i centrocampisti.

Pisilli ancora rivedibile in fase di conclusione; Gourna Douath ha strapotere fisico ma perde qualche pallone, sbaglia una ripartenza importante, concede l’ultima punizione alla Fiorentina. Baldanzi volenteroso ma… c’è sempre un ma. 

Paredes e Saelemaekers ancora fuori; scelte tecniche, parole, riscatti, forse bonus da pagare e, chissà, gusti del nuovo allenatore: potrebbero esser tanti i motivi della (ripetuta) decisione di Ranieri. 

Sembra una vita fa: la Roma – peggiorata  ulteriormente nel passaggio da De Rossi a Juric – subiva una dura sconfitta a Firenze, con Bove protagonista assoluto in campo.

Pochi mesi dopo, invece, la Roma è una squadra solida che si gioca l’Europa e Bove, il campo, può solo calpestarlo per prendersi l’amore del suo pubblico romanista.

Gli auguriamo di tornare in campo dove potrà. Così non fosse, una società seria lo coopterebbe per farlo lavorare al proprio interno: non tutti i calciatori hanno la merda nel cervello. 

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