RASSEGNA STAMPATOP

Spalletti: “Totti è un figlio, Ilary una piccola donna”

(LA REPUBBLICA) Francesco Totti è, nel bene e nel male, l’esempio più estremo del mio modo di rapportarmi a un calciatore. Molti hanno sostenuto che sono stato io a far ritirare Totti. Falso. Il mito di Totti, la bandiera, erano aspetti che andavano gestiti dalla società, non da me. L’avevo chiesto con chiarezza al mio ritorno. Non mi si doveva mandare al massacro in quell’uno contro tutti. Eppure, la squadra era con me: se avessi fatto dei torti al loro capitano — considerato che in spogliatoio c’era gente di personalità del calibro di De Rossi, Strootman, Nainggolan, Seydou Keita, Maicon –, i giocatori sarebbero certamente insorti a difesa di Francesco. Ma così non è stato. A nulla è servito ribadire, nei mesi successivi, che non sono stato io ad allontanare Totti dalla Roma. Ero disponibile ad assecondare qualunque sua scelta. Per rafforzare questo concetto e “liberare” Totti dal “nemico” Spalletti, ho detto pubblicamente che non avrei rinnovato il contratto con la Roma: mi sono dimesso anche per questo motivo, per evitare che mi fosse addossata una responsabilità che non avevo e che non era giusto darmi. La verità è che — giusto o sbagliato che fosse — il destino del numero 10 a Trigoria era segnato. Abbiamo sbagliato tutti.

Io dovevo pensare al bene della squadra. Lui, come tanti altri campioni prima e dopo di lui, non riusciva ad accettare che fosse messa la parola fine a quella storia grandiosa. (…)

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