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EMPOLI-ROMA. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI

Cominciamo da una nota di fisiognomica, per così dire: Aurelio Andreazzoli è il sosia di Robert Englund, l’attore che ha interpretato Freddie Krueger nei tanti “Nightmare”. A De Rossi dispensa una carezza senza guanto affilato, per fortuna.

N’Zonzi prima del gol, perché dopo il giudizio è presumibilmente enfatizzato, oltre che enfatico: calma olimpica nel gestire la palla, nel trattenerla come nel disfarsene con essenzialità, a seconda delle necessità dell’azione e di quello che visualizza il suo radar nei pressi della stessa.

Poi decolla, sul cross di Lorenzo Pellegrini, scegliendo il tempo alla perfezione e trovando il più letale dei rimbalzi.

Edin Dzeko: ispirato, partecipe. Prestidigitazione calcistica soprattutto all’altezza della trequarti, durante il primo tempo, spalmata lungo una statura inusuale. Tratta la palla con lo stesso garbo con cui risponde ai cronisti indipendentemente da come stiano andando le cose.

Luca Pellegrini e Santon, diversamente nuovi, ugualmente utili per una Roma che ne battezza nascite e rinascite; la diligenza tattica e la concentrazione dell’ex interista, atteso al varco della continuità, vanno tono su tono con l’intensità e il dinamismo del numero tre, che comincia ingaggiando un muscolare corpo a corpo con Acquah – motore empolese – e finché resta in campo, rilevato poi da Florenzi, fa sentire presenza e soprattutto tranquillità. La meglio gioventù.

Il rigore? Siamo al limite. Se non lo danno a te, ti arrabbi. Poi sfuma ogni polemica, oltre la traversa.

Un giorno tutti capiranno, forse, quanto senso euclideo ci sia anche in un semplice alleggerimento in orizzontale di De Rossi.

Resta intensa e difficile, la partita, perché l’Empoli non si disunisce e perché la Roma dovrebbe concludere più frequentemente verso la porta di Terracciano. Agonismo pulito, placcato di correttezza. Poi si aprono un po’ troppo anche le maglie difensive della Roma, su qualche percussione toscana. Ha ragione Olsen ad arrabbiarsi, troppe volte Caputo gli bussa fin dentro l’area piccola.

Anche i cambi di Di Francesco traducono il sentore di bruciato.

Spezzatino di azioni e tanto acido lattico romanista, nell’ultimo quarto d’ora; Empoli alto e in proiezione offensiva quasi disperata: proprio in un frangente simile arriva il raddoppio di Dzeko, che su rilancio di Olsen chiama, in elevazione, El Shaarawy al duetto per poi battere Terracciano con tutta la freddezza di chi si gode il traguardo dopo aver visto lampeggiare la spia della riserva.

Tre punti, non facili, per questo pesantissimi.

 

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